Usa, nativi americani a cavallo: le tribù contro l’oleodotto

Non abbiamo bisogno del petrolio per vivere ma dell’acqua, e l’acqua è un diritto umano, non un privilegio”, così uno dei membri della riserva Standing Rock dei nativi americani Lakota. In questi giorni è in corso una grande protesta a cavallo di oltre 200 indiani provenienti da diverse tribù contro la costruzione dell’ oleodotto Bakken pipeline. L’impianto attraverserebbe il fiume Missouri dal Dakota all’Illinois, a pochi chilometri dalle terre tribali e sacre del Nord Dakota. Il progetto, della Dakota Access Pipeline di proprietà della Energy Transfer Partners, prevede un trasporto giornaliero di 450mila barili di greggio attraverso un fiume che per le riserve indiane rappresenta la principale risorsa di acqua potabile. La costruzione è in attesa di una decisione definitiva da parte di un colonnello dell’Army Corps of Engineers, capo del progetto.

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A più riprese è stato chiesto uno studio di impatto ambientale, che al momento non è arrivato. Il portavoce del gruppo di nativi americani ha dichiarato che il gasdotto contaminerebbe le acque del Missouri. Non solo, per l’ennesima volta verrebbero invase terre storiche e sacre per i Sioux, inclusi i luoghi di sepoltura: “Stanno scavando a 500 metri dalla tomba di mio figlio, di mio padre e di mia zia, che ho sepolto solo la settimana scorsa – ha raccontato Ladonna Allard, membro della Standing Rock nation – Io amo la mia terra e, se l’oleodotto andasse in porto, sarebbe finita. Dobbiamo combattere con ogni mezzo per proteggere l’acqua”. E’ previsto per la giornata del 2 aprile un ‘accampamento spirituale’ sul luogo dell’impianto, e le proteste contineranno a oltranza.

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