Marcianise, la gente beveva e dava agli animali l’acqua inquinata di 22 pozzi intossicati da tetracloroetilene

Per anni hanno utilizzato acqua inquinata dei pozzi per gli usi domestici, ma anche per abbeverare animali e irrigare piccoli appezzamenti di terra. Nella falda rilevata la presenza di tetracloroetilene, una sostanza cancerogena, con valori elevatissimi

VITO FAENZA

Per anni hanno utilizzato acqua inquinata dei pozzi per gli usi domestici, ma anche per abbeverare animali e irrigare piccoli appezzamenti di terra. Poi la scoperta: quell’acqua è fortemente inquinata e qualche giorno fa la procura del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso un decreto di sequestro per 22 pozzi, ipotizzando il reato di “corruzione o contraffazione di acque o di sostanze destinate all’alimentazione”. I pozzi sono quelli circostanti all’area dello stabilimento, che nel corso degli anni è stato la sede della produzione della Siemens, poi della Nokia e infine della Jabil (che da qualche anno si è trasferita in uno stabilimento dell’area industriale). Il primo allarme sull’inquinamento lo lanciò proprio la Nokia, tredici anni fa, dopo aver rilevato lo stabilimento. Poi nel 2006 la stessa multinazionale ordinò un progetto allo “Studio Geotecnico Italiano” per “la bonifica delle acque sotterranee dello stabilimento Siemens di Marcianise”. Il progetto prevedeva uno sbarramento, che però non è stato completato.

La storia dell’inquinamento della falda si intreccia, così, con le traversie di questo stabilimento che è passato di mano in mano con riduzioni di personale, anni di cassa integrazione, fino a quando la Jabil, un paio di anni fa, ne ha deciso l’abbandono, spostando la produzione in una struttura nella zona industriale.

L’Arpac alla fine del 2014 e agli inizi del 2015 ha effettuato analisi sulla falda e ha rilevato tassi di inquinamento spaventosi. Il tetracloroetilene, una sostanza cancerogena, ad esempio, è presente con livello di 200 microgrammi, fino a 300, per litro, quando i livelli massimi consentiti dalla normativa sono di 10 microgrammi per litro per la rete di distribuzione e di appena 1 microgrammo per le acque sotterranee. Secondo gli esperti il tetracloroetilene è tossico per il sistema nervoso centrale, per il sistema immunitario ed emopoietico, per il fegato, per i reni e per gli organi riproduttivi. E’ una sostanza che viene utilizzata nelle lavanderie a secco, nell’industria per lo sgrassaggio dei metalli. E’ anche utilizzata nell’industria chimica e farmaceutica. In Italia, la legge considera i rifiuti contenenti tetracloroetilene come “rifiuti pericolosi” che non devono essere smaltiti in fognatura o nel sottosuolo.

Per ora l’indagine partita con il sequestro dei 22 pozzi non ha individuato alcuna responsabilità da parte delle società che negli anni hanno gestito lo stabilimento, che quando venne costruito era alla periferia di Marcianise (40.297 abitanti secondo il censimento del 2011), ma oggi è circondato da costruzioni per lo più abusive per le quali è stata presentata domanda di condono, ma che non sono ancora “legalizzate”. Tutte queste costruzioni sorte in prossimità dello stabilimento si riforniscono dalla falda, nonostante occorrerebbe un collegamento di 500 metri per poter allacciare le abitazioni alla rete idrica. A qualche centinaia di metri dalla fabbrica dismessa di sono anche piccoli appezzamenti di terra sulle quali non cresce più nulla, oltre ad un allevamento con una cinquantina di animali che sono stati dissetati con l’acqua della falda.

Ora tocca ai carabinieri cercare di accertare chi abbia avvelenato l’acqua della falda, indagine non facile sia perché la sostanza è utilizzata in molteplici produzioni, sia perché l’inquinamento potrebbe essere iniziato ben prima della scoperta da parte della multinazionale Nokia della presenza della sostanza.

Legambiente, attraverso il suo responsabile scientifico, Giancarlo Chiavazzo, fa notare che il sito era stato già individuato nel 2011 come potenzialmente inquinato in epoca precedente e inserito nel piano di bonifica regionale, ma in questi anni – denuncia – non è stato fatto nulla e quindi si è arrivati al sequestro dei pozzi con un allarme crescente per la falda acquifera che da questa cittadina arriva fino al mare.

Fonte LaStampa