Italia e UE: 14 giorni a bagnomaria

DI DEBORA BILLI

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14 giorni: questo il tempo che il governo avrebbe concesso alla UE per “trovare una soluzione”. Chissà perché proprio 14 giorni… a me ricorda tanto il famoso 2,04% di deficit della finanziaria 2019, ovvero una semplice trovata di comunicazione a richiamare la quarantena del virus.
Carina, la trovata. Peccato però che 14 giorni, in una situazione come questa, sono un’eternità che al Paese farà danni come 14 mesi. Se poi consideriamo che le risposte dei vari Paesi UE sono arrivate nel giro di 48 ore, e consistono in pratica in un “no” a tutto (Mes senza condizioni, eurobond, più deficit, ecc), non si capisce proprio perché il Paese debba stare appeso al nulla fino a Pasqua.

La sensazione è allora che si voglia perdere tempo apposta. Perché? Molte sono le ipotesi. La prima è che un governo composto perlopiù da terrorizzati pusillanimi abbia calciato ancora il barattolo per non rischiare di irritare i padroni esteri; la seconda, persino peggiore, è che si sia deciso di lasciar deteriorare il tessuto sociale, per avere poi il pretesto di un fatepresto bis che ci impiccherà a un prestito da strozzini pena il Paese che va a fuoco per le rivolte o la disperazione.

La terza ipotesi è che i 14 giorni siano stati imposti da qualcuno oltreconfine. Perché magari durante questo periodo dovrà succedere qualcosa, indipendente dalla volontà italiana, che porterà ad una soluzione come dire… automatica. I sommovimenti geopolitici sono enormi, dal prezzo del petrolio che sta terremotando il mondo al lockdown generale di Paesi finora oggettivamente poco colpiti (ad esempio la Russia). Fino all’intervento improvviso di Draghi, che -comunque la si pensi sul personaggio- ha gettato un sasso creando nello stagno una vera tempesta.

Nel frattempo i media ingannano il tempo e ignorano l’argomento. Quando non conosciamo i retroscena, il comportamento dei media è quello da tenere d’occhio. Mentre l’intera popolazione non parla d’altro che di Europa nemica forse per la prima volta nella sua storia, con video, storie, meme, post che arrivano in breve a centinaia di migliaia di condivisioni e vengono rilanciati persino da chi fino a ieri non aveva dubbi sulla UE; mentre l’intera Italia si chiede disperata su social e chat cosa sarà di aziende, negozi, stipendi, lavoro, futuro, e attende appesa ai 14 giorni di limbo; mentre tutti insomma parlano dell’elefante nella stanza, i media continuano ad ignorarlo con un’ostentatezza che comincia a suonare davvero dissonante. Nei talk show si parla solo di mascherine, podisti e certificati 24 ore su 24, riproponendo vecchi servizi, ripetendo le stesse domande, disquisendo degli stessi argomenti all’infinito. E non che manchino video o prese di posizione clamorose sulla UE, anche da parte di celebrità: roba in cui i talk show in genere sguazzano. Invece, silenzio totale.

E’ censura, insomma, e ogni giorno più evidente. In questi 14 giorni l’Italia deve essere lasciata a cuocere a fuoco lento, tra i bonus babysitter che “arriveranno” (è da un mese che “arriveranno”), e pacchi di pasta implorati dal premier ai supermercati che neanche Achille Lauro con le scarpe destre. Mentre il Paese scivola nella disperazione, monta però sempre più l’odio palpabile verso la UE e verso chi ancora si piega ad austerity ed elargizioni di spicci. Al termine dei 14 giorni di cottura, chi spera che gli italiani saranno pronti ad ingoiare qualsiasi sbobba avrà qualche sorpresa.

Debora Billi

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