Lo tsunami di tasse. Patrimoniale, Iva e pensioni: così Renzi vuole rovinarci

Aspettiamo ansiosi che Pier Carlo Padoan ci dica di che morte dobbiamo morire. Perché una cosa è sicura: sugli italiani si sta per abbattere una valanga di nuove tasse. Attenzione: sarà una valanga subdola, nascosta nelle pieghe di cento provvedimenti ma che oscilla tra i 25 e i 30 miliardi al netto delle clausole di salvaguardia che però verrebbero in parte resuscitate con una parziale manovra sull’ Iva. I tecnici stanno già lavorando ad una una tantum sulla ricchezza finanziaria, ad un inasprimento della tassa di successione oltre all’ aumento di bolli e concessioni. Con l’ intento di andare incontro ai desiderata europei (tassare di più rendite e meno lavoro e produzione) e non smentire il mantra renziano di aver abbassato le tasse. Lo sanno tutti che così non è (la pressione fiscale è salita di mezzo punto in un anno) ma Renzi può dire di aver cancellato la Tasi sulla prima casa. L’ Ocse – di cui è stato capoeconomista proprio Pier Carlo Padoan – ha dato una mazzata a questo governo chiacchierone. Ci ha detto che il Pil nel 2015 è cresciuto solo dello 0,6% e che nel 2016 crescerà dell’ 1%. Un bel problema perché avendo scritto una finanziaria tutta in deficit, Renzi ha fatto un doppio azzardo: ha scommesso che l’ Europa gli conceda altra flessibilità e ha puntato tutto sulla crescita. Lo ha scritto nero su bianco il 18 settembre scorso nella cosiddetta Nota di aggiustamento al Documento di economia e finanza in cui si legge: «Vengono riviste al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’ 1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile)». Peccato che l’ Ocse lo smentisca clamorosamente. A conti fatti al governo mancano per l’ anno passato uno 0,3% del Pil e uno 0,6% (più di un terzo di quanto stimato) per l’ anno in corso. Cosa significa questo? Due cose.

La prima è che se Bruxelles non concederà altra flessibilità, per il 2015 sarà sforato il mitico 3% nel rapporto deficit/pil. Ciò comporta l’ apertura di una procedura d’ infrazione. Il ministro dell’ Economia è consapevole di aver stressato al limite il rapporto deficit/pil portandolo al 2,6% ma incorporando già un ulteriore 0,2% di flessibilità che Bruxelles è sempre più orientata a non concedere. Ora se viene meno uno 0,3% di Pil stimato e non ci concedono flessibilità aggiuntiva, il rapporto defict/pil schizza al 3,2%. Per riportarlo dentro i parametri promessi dall’ Italia bisogna fare un aggiustamento in corsa in Primavera dal valore di 10 miliardi.

Guardando al 2016, se la previsione dell’ Ocse è esatta, per arrivare all’ obbiettivo del 2,2% nel rapporto deficit/pil dichiarato, Renzi deve trovare altri 24 miliardi, l’ 1,6% del pil. Senza considerare che nelle intenzioni del governo quest’ anno dovrebbe calare anche il rapporto debito/pil, obbiettivo che pare impossibile. Ma dal raffreddamento di questo parametro dipende se Bruxelles ci concederà flessibilità, se la Germania accetterà la garanzia europea sui depositi bancari, se il debito italiano riuscirà a mantenere il rating minimo perché Mario Draghi continui a comprare i nostri titoli di Stato. Ecco che il governo stretto tra le promesse (non alzeremo le tasse) e la realtà (i conti che non tornano) deve trovare in un anno prima dieci e poi 24 miliardi. E come farà? Le soluzioni sono allo studio. A cominciare da una doppia patrimoniale. La prima è la una tantum del 3 per mille sulla ricchezza finanziaria degli italiani che ammonta a circa 3.200 miliardi. Da questa misura si trovano 9 miliardi. A favorire questa tassa sarebbe il fatto che i tassi sui depositi bancari stanno per diventare negativi: si paga per tenere i soldi in banca. Ciò indurrebbe gli italiani a spostare i soldi dai depositi alle gestioni patrimoniali che sarebbero colpite da questa patrimoniale finanziaria. La seconda è la rimodulazione della tassa di successione che diventerà progressiva con un drastico abbassamento della franchigia portata a 100 mila euro con una prima aliquota al 4% fino ad arrivare al 30% sopra il milione.

Da questa manovra si possono ricavare secondo le stime sui 7/8 miliardi considerando che l’ imponibile potenziale è di circa 57 miliardi l’ anno. Allo studio è anche un’ anticipazione dell’ innalzamento dell’ Iva per i beni ora tassati al 4% (dal pane al latte alle verdure) che salirebbe al 6% e sul turismo ora al 10% che salirebbe al 12 (alberghi, ristoranti, bar). Da questa manovra sull’ Iva si conta di recuperare attorno ai 5 miliardi. Un altro paio di miliardi lo si cerca con l’ aumento di bolli e concessioni mentre l’ accelerazione della riforma del Catasto – ora impantanata – potrebbe consentire di reperire altri 3-4 miliardi dalla tassazione sugli immobili cui si aggiunge la cosiddetta tassa sugli ascensori che costa una media di 300 euro a famiglia (7 miliardi di costo di cui il fisco ne potrebbe incamerare fino a 3).

Aggiungendo un po’ di tagli di spesa e un po’ di lotta all’ evasione (da non fare ma da contabilizzare) e la manovra sulle pensioni di reversibilità (si possono recuperare 4/5 miliardi) i conti potrebbero tornare. Stremando definitivamente il Paese, ma facendo dire a Renzi che ha abbassato le tasse anche se il raffreddamento dell’ Irap e poi dell’ Irpef torneranno nel congelatore.

 

fonte www.liberoquotidiano.it