Varoufakis: l’Europa sta morendo

L’intervista rilasciata a Sputnik Grecia dall’ex ministro greco dell’economia e fondatore del partito MeRA25.

Cosa pensa della situazione attuale in Europa? Da un lato, le proteste dei gilet gialli e, dall’altro, l’aumento degli stipendi in Spagna e Francia.

Vedo la situazione attuale come il fallimento di qualsiasi giustificazione che l’architettura dell’eurozona si stia riformando. Di fatto, il passo indietro effettuato da Macron rispetto ai gilet gialli equivale a dichiarare la fine del progetto. E questa sarà l’ultima azione di Macron.

Macron fu scelto grazie a un accordo fra tedeschi e francesi. Secondo l’accordo, Macron doveva germanizzare la Francia, il suo mercato e il suo bilancio. E poi andare da Merkel e dire: “Angela, ho germanizzato la Francia, viene a “federalizzare” l’Europa” dotandola di un unico Ministero dell’Economia, un unico budget, una vera integrazione bancaria, fondi comuni per la disoccupazione e un unico piano di investimenti.

In un anno di mandato Macron ha germanizzato il mercato del lavoro in Francia: sono nate forme di lavoro più flessibili, il licenziamento è diventato più semplice da effettuare, sono state introdotte misure di austerità che hanno creato tante piccole crisi greche in Francia. Conseguenza: la comparsa dei gilet gialli.

Questo fu un errore madornale da parte di Macron, doveva agire secondo il principio del quid pro quo

, cioè “io lo faccio, ma tu accetti le mie condizioni”. Se inizialmente si dà a Berlino quello che vuole, poi non si è certi che questo ti dia anche solo una parte di quello che chiedi. In particolare, in un momento in cui la stessa Merkel si è indebolita.

Macron, perennemente nel panico, capisce che la sua lotta per unire l’Europa sta fallendo. E per questo il suo panico non fa che crescere. Compaiono i gilet gialli che godono dell’80% di consenso popolare e Macron è costretto a scendere a compromessi. Qui finisce qualsiasi comprensione con Berlino. Questo è stato un grande regalo per Salvini perché Bruxelles e Moscovici non possono incolpare Salvini per un deficit del 2,4% quando Macron ne ha uno del 3,6%.

Nel frattempo, Bruxelles sembra essere diventata sempre più dialettica…

In inglese vi è una espressione che casca a fagiolo: “chiudere le stalle dopo che i cavalli sono scappati”. La crescita [in Spagna] non è grande se si considera che la riduzione del salario minimo inizialmente era del 40%.

L’Europa è in crisi, sta perdendo il suo centro politico. Potremmo osservare la maggiore discrepanza nella storia tra risparmi cumulati e investimenti poco ingenti. Mai nella storia capitalista vi sono stati questi quantitativi di denaro da un lato e investimenti così bassi dall’altro.

Nell’eurozona vi sono al momento circa 3 trilioni di euro che stanno lì fermi e non vengono investiti. Da un tale immobilismo non si possono creare buoni posti di lavoro. Dunque, qualunque cosa succeda agli stipendi, la situazione non cambierà.

In secondo luogo, i tassi di interesse in Germania osserveranno sicuramente una tendenza negativa. I fondi pensione si ridurranno, in particolare quelli privati, che interessano la maggior parte dei tedeschi. La gente, dunque, comincia ad essere delusa da Merkel e a voltarsi verso Alternativa per la Germania (AfD).

I tedeschi voltano le spalle a Merkel non per la sua politica migratoria, ma perché osservano tendenze deflazionistiche evidenti che colpiscono i propri risparmi.

Sul mercato europeo questa situazione ricorda gli anni ’30. La discrepanza fra i soldi a disposizione e gli investimenti ci riporta a Hitler e Mussolini. E ora ci porta, invece, a Salvini e AfD e, più in generale, alla deriva della politica europea verso il fascismo.

Salvini è un sintomo. Salvini e Moscovici sembrano rivali, ma non è così. Si ammirano l’un l’altro. Perché Juncker, Moscovici e Macron non sono riusciti a resistere senza Salvini. La loro politica è così inefficace che se non fosse per Salvini non sarebbero stati in grado di giustificare la necessità della sua esistenza.

Quale sarà un passo importante per Salvini?

L’uscita dall’euro!

Pensa che lo farà?

Penso che si stia preparando. Ma non dimenticate che Salvini rappresenta il secondo partito in Italia per numero di voti. I Cinque stelle e Di Maio hanno circa il 30%, mentre lui il 18%. Il fatto che si parli di Salvini e non di Di Maio è un grande successo per Salvini. Dimostra quanto sia scaltro.

Il suo obiettivo è diventare primo ministro. Sta facendo tutto il possibile prima delle elezioni europee perché la Lega superi i Cinque stelle e prenda il comando. E allora si potrà o ripristinare un governo con l’attuale primo ministro o cacciare Di Maio e far rientrare il partito di Berlusconi.

Alcuni mi comparano a Salvini. La differenza è che io sono a favore dell’idea europea. Quando, invece, da Bruxelles lo minacciano di cacciarlo dall’eurozona, in realtà gli stanno proponendo di avverare il suo sogno.

L’UE intanto tenta di rafforzare l’euro rispetto al dollaro. È possibile che crolli l’egemonia del dollaro?

“Quando agli asini cresceranno le ali e voleranno in Asia e in Africa” mi sembra una frase che calza a pennello. Sono sciocchezze. Vi è una ragione se il dollaro è il principale strumento del capitalismo.

Non vi sono dubbi che Juncker e la Commissione europea vorrebbero una cosa simile. Ma l’industria tedesca, la Bundesbank e l’establishment tedesco no. Perché? L’euro serviva perché il “marco tedesco” potesse rimanere di basso profilo, così da rimanere valuta di esportazione. Quando la valuta diventa mondiale però, ne aumenta la domanda.

La benzina che usiamo ad Atene probabilmente passa attraverso uno stabilimento di raffinazione greco, ma il carburante greggio arriva dagli Emirati Arabi. Nessuna società americana ha fatto da intermediario perché il petrolio viene valutato in dollari e la domanda di dollari aumenta. I nostri euro con cui paghiamo la benzina vengono convertiti in dollari, la domanda di dollari aumenta di nuovo. Ciò significa che il prezzo del dollaro sui mercati internazionali è parecchio maggiore di quanto sarebbe se questa valuta non fosse di riserva.

L’obiettivo principale della Bundesbank è garantire un tasso di cambio vantaggioso della valuta nazionale per gli esportatori tedeschi, mentre dalla BCE a questo rispondono “nein, nein, nein”.

Sede Commissione europea

Forse riusciremo a convincere i tedeschi a internazionalizzare l’euro. Anche se i sauditi cominciassero ad accettare pagamenti in euro, ogni volta che venderanno un barile di petrolio dovranno aggiungere una certa commissione bancaria. Questa somma dev’essere investita. È più sicuro comprare obbligazioni di stato USA. Dunque, per accettare gli euro, bisogna trasformarli in obbligazioni di stato USA.

Perché non comprano obbligazioni europee? Perché non esistono! Perché non c’è UE, c’è una barzelletta che si chiama UE. Non ci sbarazzeremo del dollaro finché l’Europa continua ad essere così stupida.

Al momento la Grecia si trova fuori dal memorandum. Il governo parla di “misure di aiuto” per chi ha sofferto della crisi e dice che la crisi è finita.

Dicevano lo stesso nel 2010. Lo stesso ha fatto ogni governo negli ultimi 10 anni: diceva che l’anno dopo saremmo “tornati sul mercato”, che “la crisi sta finendo”, che “lo sviluppo è la chiave del cambiamento”. Incredibile!

Il 2018 si chiude in crescita?

No! Nessuna crescita, c’è un calo. Un calo continuo, sistematico e una demagogia à la Orwell. Oggi Tsipras sta facendo le stesse cose che faceva Samaras nel 2014: “success story” e “Greecovery”. Io me lo ricordo. Cosa gli rimane da fare? Cosa dire alla gente? Che la sua tattica non ha funzionato?

È possibile capire che il Paese e il sistema economico attraversano una profonda crisi solamente grazie alla distanza che separa la realtà dalla propaganda. L’Unione Sovietica poco prima del crollo diceva di aver superato il socialismo e di aver raggiunto il comunismo. Oggi a noi sta succedendo più o meno la stessa cosa.

Proviamo a capire meglio la situazione. Cosa significa memorandum? Se i signori Samaras e Venizelos avessero chiamato un secondo referendum “dopo il referendum” sarebbe cambiato qualcosa? No, è solo una questione di definizioni. Il memorandum non prevede un controllo dell’UE, ma vuol dire che uno Stato membro non è in grado di pagare i propri debiti. Allora l’UE di concerto con la BCE e l’FMI gli fornisce i “mezzi” per far finta che questo paghi i debiti che in realtà non può pagare. Questa è la prima parte del memorandum. La seconda consiste nel continuo risparmio di mezzi.

Oggi sappiamo bene che non riusciremo a pagare i nostri debiti. Non riusciamo a emettere le obbligazioni necessarie. Dunque, la nostra situazione attuale è diversa da quella precedente per il fatto che è molto peggiore. Vi erano 100 miliardi di euro da restituire tra il 2020 e il 2030. Hanno deciso di rinviare il pagamento di questo debito e dei suoi tassi di interesse in aumento di ancora 30 anni! In sostanza ci stanno dicendo: “Non dateci i soldi ora, ce li ridarete dopo ma con gli interessi”.

I primi tre memorandum erano di 1 e 3 anni, mentre questo dura 30 anni! Non è più necessario rivolgersi al Parlamento per una proroga. Vi hanno solo detto: “non pagateci fino a quel momento”. Ma c’è una seconda parte del memorandum: per far finta che avremo i soldi, entro il 2060 avremo eccedenze che nessun altro Paese al mondo avrà!

Poi il quarto memorandum, che è quello attuale, è il peggiore di tutti perché è quello più lungo: dunque, fa sì che non solo la nostra generazione, ma anche la prossima vivrà con questa spada di Damocle del debito. Di conseguenza, il Paese si svuoterà.

Tuttavia, per ora nessuno parla dei nuovi requisiti di agevolazione delle spese, proprio come negli anni passati.

Il premier della Grecia Alexis Tsipras

© REUTERS / Alkis Konstantinidis

Impazzisco quando sento queste cose! Poniamo che lei abbia un’attività. Deve dare il 75% dei suoi introiti allo stato. È forse una agevolazione chiedere al proprietario di una piccola attività di dare allo stato il 75% dei suoi introiti quando in Bulgaria è solo il 10%? Di fatto, questo porta a una perdita infinita. L’economia greca non ha prospettive perché il 75% va in imposte e contributi e l’anticipo delle imposte sull’anno successivo è del 100%!

Il governo sta tentando di vincere le elezioni provando in realtà ad applicare nuovamente un circolo vizioso del passato: promettere agevolazioni senza, però, concederne.

Distribuendo spiccioli, SY.RIZ.A sta tentando di convincere tutti del fatto il Paese sia uscito dai memorandum, ma ci attende solamente una Nuova Democrazia revanscista e ormai di estrema destra che promette privatizzazioni e un governo forte.

Tuttavia, nelle varie dichiarazioni si osserva una relativa tranquillità rispetto allo stesso periodo del 2015.

Quello che è successo nel 2011 con gli “indignati”, non era mai successo prima. Il popolo è rimasto deluso. Le persone sono scese in piazza, ci hanno sostenuto, abbiamo ottenuto il 62% e poi li abbiamo traditi. La gente ha perso la speranza che un sistema politico (sia esso basato su iter parlamentare o su manifestazioni di piazza) possa cambiare qualcosa nelle loro vite. Lo stesso accadde negli anni ’30 durante la Grande Recessione quando le persone sì rimanevano a casa, ma questo non significa che approvassero ciò che era stato fatto.

Lei crede che il periodo dei sì e dei no ai memorandum sia terminato? Nel manifesto di MeRA25 lei riserva particolare attenzione all’economia…

Quando si è in trappola, si pensa solo a come fuggire. Se non la smettiamo con questa schiavitù del debito, tutte le conversazioni sul futuro della nuova generazione non hanno senso.

Crede che alle prossime elezioni avrà di nuovo la meglio il tema del memorandum?

Giuseppe Conte alla seduta del Consiglio d'Europa

© Sputnik . Aleksei Vitvitsky

Il sistema oligarchico dell’economia e della politica greche farà tutto il possibile perché i dibattiti portino a un nulla di fatto. Questo offuscamento è particolarmente vantaggioso per l’oligarchia che non vuole cambiare nulla. Nel manifesto di MeRA25 non seguiamo alcuna tattica ben precisa, ma ripetiamo continuamente che: “Sappiamo molto bene di aver tutti paura di una cosa sola, cioè che i nostri figli se ne vadano all’estero o che rimangano ma ormai destinati a un’esistenza pietosa. Se vogliamo cambiare la situazione, dobbiamo agire. Se non siete d’accordo con noi, diteci perché”.

Qual è il programma di MeRA25 alle elezioni? Volete ripetere il primo semestre del 2015?

Non vogliamo tornare al 2015 perché tanto il 2015 non torna indietro. Proponiamo un pacchetto di provvedimenti legislativi indipendentemente dal fatto che rimarremo nell’eurozona o meno. Se vogliono cacciarci dall’eurozona poiché facciamo le cose alla luce del sole, che ci caccino!

Penso che non ci cacceranno perché questo costerebbe loro 1 trilione di euro in un momento in cui vi sono vari problemi: Brexit, Salvini, Macron, gilet gialli. Noi non chiediamo né richiediamo di uscire dall’eurozona.

Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni europee in Germania? I media dicono che l’ha fatto perché in Germania non c’è una soglia minima per entrare al Parlamento europeo. Cosa farà se entrerà sia al Parlamento europeo sia a quello greco?

È interessante il fatto che le persone leggano la prima frase e non la seconda. Ho detto che la mia presenza al Parlamento europeo sarà simbolica. Infatti, desidero dimostrare che fra la Grecia e la Germania non vi sono conflitti. Per questa ragione, il nostro movimento DiEM25, di cui è parte MeRA25, è stato avviato a Berlino. Vogliamo dimostrare che in Europa nulla può cambiare se non si comincia dalla Germania, il centro dell’Europa.

Tuttavia, mi sto concentrando sulla campagna elettorale di MeRA25 in Grecia. Penso che le elezioni in Grecia si terranno insieme alle elezioni per il Parlamento europeo, cioè a maggio.

Alcuni ritengono che prenderò parte a entrambe le campagne perché probabilmente non otterrò un posto al Parlamento europeo. Se le elezioni in Grecia si terranno a settembre e entro quella data sarò riuscito a rappresentare gli elettori tedeschi in Europa, rinuncerò all’incarico per concentrarmi sulla campagna elettorale di MeRA25.

Ci parli più nel dettaglio di Progressive International che ha fondato insieme a Bernie Sanders.

Il 2008 è stato il 1929 dei nostri tempi. Come nel 1929, quando cominciò il crollo della Repubblica di Weimar e da questo trassero vantaggio solamente nazisti e fascisti, oggi viviamo il crollo di un’entità politica e gli unici salvatori sarebbero Salvini, Le Pen, Trump e Seehofer. I nostri nonni e le nostre nonne, sostenitori e sostenitrici del progressismo, non furono in grado di unirsi negli anni ’30 perché allora a unirsi erano i fascisti.

Bandiere di Grecia e UE

© AP Photo / Petros Giannakouri

Questo è l’obiettivo di Progressive International: noi, reincarnazione post-modernista della generazione degli anni ’30, desideriamo unirci ora, vogliamo fare quello che non riuscirono a fare in passato. Io e Bernie Sanders abbiamo fondato il movimento DiEM25 per invitare i progressisti di tutto il mondo a un incontro comune durante il quale, indipendentemente dal Paese, potremo trovare risposte a varie domande: quale sistema valutario può essere impiegato in tutto il mondo, come salvare il nostro pianeta dal cambiamento climatico.

L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

via Sputnik