Mattarella e l’uranio impoverito…anche i poveri soldati non sono mai stati lasciati soli. Come i terremotati

Tratto da: informare.over-blog.it

di Gianni Fraschetti 

Berlusconi, nel suo delirio, non voleva Mattarella perchè, a suo tempo, si dimise da Ministro per protesta contro la legge Mammì che regolamentava le frequenze televisive e favoriva Mediaset. La solita robaccia del nano di Arcore che probabilmente non sapeva che  Mattarella aveva fatto anche altro e di molto peggio. Oppure lo sapeva, ma come suo costume non gliene fregava niente.

«In Bosnia non vi è mai stato l’uso di uranio impoverito», ipse dixit. Una simile, colossale bugia fu pronunciata proprio da Sergio Mattarella, ministro della Difesa di Amato e D’Alema e ora quasi fresco presidente della Repubblica. Secondo quel grandissimo bugiardo di Renzi l’uomo, infatti, sarebbe stato un padre della Patria perfetto. Peccato che ci sono giornalisti che lo ricordano diversamente «…il bugiardo Mattarella che disse alle Camere di non aver avuto mai informazioni dalla Nato su uranio impoverito. Era dicembre 2000. Poi fu smentito dalla Nato. Quindi nominò commissione medica con dati sbagliati. Una commissione di affossamento. Mentre molti soldati e amici morivano. Mattarella non sarà mai il mio presidente».

Per la cronaca, di proiettili avvelenati ne furono sparati migliaia dai cannoni Gau Avenger da 30mm. che equipaggiavano gli A10, gli aerei cacciacarri americani, anche se gira da anni la vulgata che avessero armato i missili da crociera Tomahawk e non si capisce bene in quale modo (tecnicamente) si potesse coniugare un inerte (l’uranio impoverito) con un missile che trasporta una testata da 700 kg. e soprattutto per farci cosa, visto che parliamo di un materiale ad alta densità utilizzato come penetratore di corazze. Comunque il problema della contaminazione di questo tipo di munizionamento lo conoscevano tutti, meno i nostri soldati sul campo.

Era un question time, il 27 febbraio del 2000. L’Italia di D’Alema era entusiasticamente partecipe nella mattanza della popolazione civile serba, e attivissima nelle cosiddette operazioni di polizia internazionale meglio definite col graziosissimo termine (assai politicamente corretto) di missioni umanitarie. Molti nostri soldati però si ammalavano dopo un turno di servizio in certe zone della Bosnia, della Somalia, oppure nei poligoni sardi dove le munizioni all’uranio impoverito (essenzialmente i proiettili da 30 mm. controcarro descritti prima) venivano testate. In beata incoscienza e senza alcuna misura di protezione, come un esercito del terzo mondo.

Questa era dunque la situazione il 27 febbraio, quando in seguito a interrogazioni parlamentari sulla morte dei militari Vacca e Pintus in Sardegna, Mattarella gettò arditamente il cuore oltre l’ostacolo e menti: “In Bosnia non vi è mai stato l’uso di uranio impoverito”, disse. Esattamente con la stessa simpatica faccia da sfinge che vediamo ora. Alcuni mesi dopo venne smentito (e sputtanato), ma andiamo con ordine. Il 23 novembre il centro studi della difesa, il Cisam, insisteva ancora che non c’era contaminazione in Kosovo. «Nessun pericolo per i cinquemila militari, per i civili e per l’agricoltura». E Mattarella andò pure a Pec e Pristina a mentire ancora, davanti ai nostri soldati.

Nel dicembre 2000 D’Alema si era dimesso e c’era Amato ma Mattarella era ancora al suo posto e incalzato dall’opinione pubblica chiese ufficialmente alla NATO se erano state usate armi all’uranio nei Balcani. La risposta fu affermativa e non poteva essere che così e fu anche un po’ beffarda, visto che un anno e mezzo prima ci avevano preventivamente informati su tutto. Con tanto di warning, ossia l’invito a fare molta attenzione.

L’invio di un documento dello SHAPE, (Supreme Headquarters Allied Power Europe) della NATO, con la descrizione dettagliata dei rischi associati all’esposizione all’uranio impoverito e dei protocolli di sicurezza consigliati per il personale militare in presenza di siffatti rischi, risaliva infatti al 1° luglio 1999. E vi sembra verosimile che la Difesa non avesse letto e ponderato la comunicazione di SHAPE? Ma assolutamente no, figurarsi. Dunque sia il Ministro che lo Stato Maggiore erano perfettamente al corrente sia del grave pericolo per le nostre truppe, che delle misure di sicurezza da adottare, ma nonostante ciò, almeno fino al 22 novembre 1999, i nostri reparti hanno operato senza alcuna misura di protezione.

Quindi, par di dedurre che la lessero e la ignorarono. E fu una decisione tecnica o politica? Non è dato sapere, certo che viene difficile ipotizzare che i nostri generaloni da 500.000 euro l’anno di stipendio abbiano messo a rischio la carriera (e la prebenda) omettendo di comunicare al Ministro un fatto suscettibile di sviluppi nefasti come quelli che si sono poi verificati. Dunque?

Le misure da prendere, per altro, erano note da anni. Erano infatti uguali a quelle adottate per la Somalia dal comando USA il 14 ottobre 1993 e che i nostri comandi che hanno operato nel Corno d’Africa durante la Restore Hope ben conoscevano. Eppure anche laggiù gli italiani agirono senza protezione, allo sbaraglio, anche se gli alti comandi erano pienamente consapevoli del pericolo.

Dunque la vicenda andava avanti da un bel pezzo ma fu proprio con Mattarella che divenne di dominio pubblico e cominciò il balletto macabro della Difesa. Una “totentanz” fatta di bugie, omissioni, false commissioni d’inchiesta, e trucchetti di ogni genere sulla pelle dei soldati che stavano morendo e furono oltre 300, con altri 3.700 contaminati in maniera grave.

Oggi, dopo Napolitano, il primo ex comunista al Viminale, dove diede grande prova di sè provvedendo a insabbiare quanto stava avvenendo nella Terra dei Fuochi, si è puntato per la presidenza della repubblica su questo grigio democristiano basista  e i giornali descrivono questo individuo come figlio d’arte – il padre Bernardo fondò la DC palermitana, e boccaccia mia statte zitta… – e come un politico «dalla schiena dritta» (è il titolo della Repubblica, organo ufficiale del Partito Unico dell’Euro).

Fonti: 
www.iltempo.it
www.ilfattoquotidiano.it
RAI Report

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