Pochi giorni prima di Natale la Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi, ha approvato la relazione su “Mafia e massoneria” rilevando l’esistenza di infiltrazioni mafiose nelle associazioni a carattere massonico e a quelle “coperte” che si trovano all’ombra di quelle ufficiali. Sarebbero 193 gli affiliati alle logge massoniche siciliane e calabresi coinvolti in inchieste di mafia, in alcuni casi condannati ex art. 416bis del Codice Penale, in altri casi condannati per gravi delitti o indagati per associazione mafiosa. Diversi gli iscritti destinatari in via definitiva di misure di prevenzione personali espressione di una certa “pericolosità sociale”. La conclusione, scontata anche ben nota da tempo è che i rapporti tra mafie e massoneria ci sono. In realtà,è da almeno un quarto di secolo che si sente parlare di (nefasti) rapporti mafia-massoneria e tutto questo non in incontri privati, in luoghi sconosciuti o nei salotti borghesi ma nelle sedi istituzionali più importanti del paese come lo sono, appunto, le Commissioni parlamentari antimafia che hanno operato in ogni legislatura.
Nel corso delle indagini era stato accertato che Gelli si era incontrato con Marino Pulito, esponente criminale e punto di contatto tra la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata pugliese che gli aveva sollecitato un intervento per “aggiustare” un processo penale nei confronti dei fratelli Modeo, dell’omonimo clan mafioso pugliese. La P2 era ben vitale sin dagli anni Ottanta in Calabria ed il nome di Gelli era emerso anche nella indagine “Droga2” del 1983 quando si intercettò una telefonata per un viaggio, poi non fatto, che uno dei fratelli Morena avrebbe dovuto fare in Svizzera per affari connessi al traffico di stupefacenti. Che la situazione fosse già drammatica era stato Gerardo Chiaromonte, nel 1991, nella sua veste di presidente della Commissione antimafia a denunciarlo con una relazione (comunicata alle presidenze della Camera dei Deputati e del Senato il 5 giugno 1991), sullo stato della lotta alla criminalità organizzata in provincia di Catanzaro affermando “..il dovere di denunciare il pericolo di una frattura tra la Calabria e la Repubblica italiana..” atteso che “..la legalità democratica e costituzionale (…) non esiste più in una parte grande della Calabria”. Regione che ha un forte insediamento massonico sin dal periodo pre-risorgimentale.
È nelle logge massoniche, come ricordava la relazione Cabras, che considerata la particolare natura della mafia calabrese “..si intrecciano rapporti coperti tra massoni, uomini della ‘ndrangheta e uomini che, in vario modo e a vari livelli, rappresentano il potere legale”. Più recentemente, nel 2014, è stato il pentito di mafia Gioacchino Pennino a raccontare ai magistrati di Reggio Calabria i dettagli di una sorta di patto di mutuo soccorso vigente tra le diverse organizzazioni criminali e le logge massoniche.
Un intrico che sino ad oggi è stato impossibile sbrogliare e questo spiega anche perché le mafie sono diventate sempre più potenti. Non solo in Italia.
Tratto da: antimafia2000