L’ex presidente ucraino: buttato giù per aver rifiutato i prestiti insostenibili del FMI

Yanukovich: “Sono stato buttato giù dopo aver rifiutato i prestiti insostenibili del FMI”

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di Eugenio Cipolla

“Vorrei fare un appello alle famiglie delle vittime. Vorrei chiedere loro scusa e far capire loro tutto ciò che ho fatto per fare in modo che quella tragedia non accadesse. E sono pronto a guardare tutti negli occhi e a rispondere a tutte le domande che mi faranno”. Ad un certo punto, nel corso dell’interrogatorio fiume sui fatti diMaidan, Viktor Yanukovich, testimone (a distanza) d’eccezione si è fermato e con tono sincero ha lanciato questo appello. L’ex presidente ucraino, ieri, in videoconferenza da Rostov sul Don, ha risposto per sei ore alle domande dei magistrati ucraini che a Kiev stanno portando avanti il processo sugli eventi che determinarono la sua caduta, provocando numerose vittime fra i civili.

Yanukovich ha aperto la sua testimonianza affermando che la sparatoria a Maidan del febbraio 2014 faceva parte di “un’operazione speciale, progettata con lo scopo di rovesciare il governo legittimo del paese, con il coinvolgimento dei partiti filo-oligarchi e delle organizzazioni di destra estrema”. L’ex leader del Partito delle Regioni ha chiamato in causa una serie di prove che indicano il coinvolgimento nelle azioni radicali di quei giorni dell’organizzazione neo-nazista Pravij Sektor e del partito neo-fascista Svoboda, entrambi molto ben radicati nella parte occidentale dell’Ucraina. Per suggellare la propria tesi, Yanukovich ha incaricato il suo avvocato di chiedere alla corte di Kiev l’ammissione agli atti della cronologia contenente le misure adottate da capo dello Stato dal novembre 2013 al febbraio 2014 per evitare che la situazione degenerasse.

Rispondendo alle domande degli investigatori sul ripensamento avuto riguardo la firma dell’accordo di associazione Ue-Ucraina, episodio che diede il via alle proteste di piazza, Yanukovich ha ricordato che la sua amministrazione non aveva “cambiato la decisione, ma solo rinviato per trovare il modo di firmare un trattato che corrispondesse agli interessi nazionali dell’Ucraina”. Interessi che non corrispondevano però ai progetti del Fondo Monetario Internazionale per l’ex repubblica sovietica. L’ex capo di Stato ucraino ha ricordato che tutte le proposte arrivate dal Fondo Monetario Internazionale a partire dal novembre 2013 “non erano sincere e realistiche.

Noi abbiamo sempre rifiutato di alzare le tasse e aumentare l’età pensionabile. E il 25 novembre il FMI ci diede una risposta negativa riguardo alla richiesta di un prestito alle nostre condizioni. Condizioni che consideravamo vantaggiose per l’Ucraina. Certo, non mi aspettavo che i miei avversari politici traducessero la loro reazione in spargimenti di sangue.

Su quest’ultimo punto, Yanukovich, nonostante sia accusato di alto tradimento da parte del Procuratore generale ucraino Lutsenko, ha assicurato sotto giuramento di non aver dato ordini sull’uso delle armi per disperdere i manifestanti. “Dall’inizio alla fine sono stato sempre contrario allo spargimento di sangue, non riuscirei a impartire decisioni tali. Se le forze dell’ordine (i Berkut, ndr) le usarono, bisognerebbe chiedere a coloro che presero la decisione. Ma a quale livello fu deciso così non lo posso dire, perché non lo so”.

Alla domande sui presunti rapporti con funzionari del Cremlino circa le sue scelte politiche, Yanukovich ha negato di aver avuto rapporti o di aver discusso con rappresentanti dell’amministrazione Putin.

Infine Yanukovich ha ripercorso gli ultimi momenti da presidente del paese. “Quando mi fu comunicato dalle autorità che ero stato sollevato dall’incarico di presidente, ero ancora sul territorio ucraino, a Donetsk. La successiva “fuga” è avvenuta solo quando l’ex presidente ha capito che rimanere sul territorio ucraino sarebbe diventato pericoloso per sé e per la sua famiglia. Il 21 febbraio Yanukovich era ancora in Ucraina e mentre stava rientrando nella sua residenza, le auto del corteo presidenziale finirono sotto il fuoco di armi automatiche. La stessa notte volò a Kharkiv per partecipare al congresso dei suoi deputati ma fu costretto a rinunciare per motivi di sicurezza e fu dirottato su Donetsk. E’ lì che la situazione si fece critica. Yanukovich capì che tutto sotto i suoi piedi stava precipitando e decise di far rotta sulla Crimea, ma sulla strada si scoprì che forze non identificate avevano avuto l’ordine di tendere un’imboscata al presidente, uccidendo tutti i membri del corteo presidenziale. Da lì la decisione di sconfinare in Russia per salvare la propria vita.

 

di: L’Antidiplomatico