La politica della mancia renziana

Matteo Renzi

 

 

 

 

 

Di:Marco Fontana

Da:sputniknews

La sensazione è che fra non molto gli italiani passeranno dall’intorpidimento di un sogno all’angoscia di un incubo.

Nel Paese c’è ancora un’inspiegabile, ma incrollabile voglia di dare fiducia all’attuale presidente del Consiglio: forse per mancanza di alternative, forse perchè dopo quasi dieci anni di crisi nera si spera che qualcosa possa cambiare, almeno qualcosa. Peccato però che buona parte di questa fiducia venga puntualmente e letteralmente comprata dal premier fiorentino con l’abominevole idea della mancia, più o meno generosa a seconda dei punti percentuali che vuole recuperare nell’imminenza delle elezioni. E’ stato così alle elezioni europee con gli 80 euro, è così oggi con i 500 euro per i giovani e gli 80 per le Forze dell’Ordine. Si sta infatti avvicinando una tornata elettorale molto importante: il rinnovo dei consigli comunali di Roma e Milano, rispettivamente capitale politica ed economica del Belpaese.

Perdere queste elezioni sarebbe un primo avviso di sfratto per l’inquilino di Palazzo Chigi (che si era insediato per manovre partitiche e assenso dei club internazionali, non certo per volontà popolare) ed è quindi naturale che un imbonitore come lui cerchi di tirar fuori dal cilindro l’ennesimo coniglio. 

Per analizzare seriamente questa situazione è necessario domandarsi fino a quando la politica delle mance possa ancora funzionare. Non è che con le misure una tantum si risolleva un Paese messo male come il nostro, che avrebbe invece bisogno di un elettroshock strutturale basato sulla formula “meno spesa pubblica, meno tasse”. Questo approccio è lontano anni luce da quello del Governo, che invece si appoggia all’ennesima dazione basata sul tanto paga Pantalone. Il fatto di offrire il contentino ai giovani di 18 anni mostra come Renzi sia privo di freni inibitori e pensi ormai di essere sempre e comunque non sanzionabile, grazie al supporto dei media e dei corpi intermedi completamente piegati al loro capoccia. Sarà pure una battutaccia, ma passatecela: se un provvedimento del genere fosse stato promosso da Berlusconi, quanto avrebbe impiegato la magistratura ad avviare un processo con l’accusa di concussione?  Per molto meno — una rotonda negata da un Sindaco perchè l’azienda che ne chiedeva la realizzazione stava licenziando degli operai — il primo cittadino è stato condannato proprio per concussione. Insomma, che sia in atto verso Renzi un trattamento con guanti di velluto è cosa palese.

A prescindere dalla questione di opportunità politica di certe misure quali quelle elencate, finanziate dall’aumento della tassazione imposto da Monti e Letta prima che dallo stesso Renzi, è conseguente la preoccupazione sulla fine che farà l’Italia con provvedimenti a pioggia di questa natura. Altro che riforme: qui non si vede uno straccio di via d’uscita.

I risultati decenti del Jobs Act sono stati comprati con 3miliardi di euro di tasse prelevate da tutti i contribuenti italiani e che il Governo non abbia fiducia sulla bontà della sua riforma è dimostrato dal fatto che allarghi gli incentivi per le assunzioni anche all’anno prossimo, prelevando di nuovo da quelli che ormai non sono cittadini, ma veri e propri bancomat a due zampe. C’è da domandarsi come farà il Governo nel 2017 a sostenere il rifinanziamento di queste misure, quando finirà l’effetto della liquidità immessa nel sistema creditizio da Mario Draghi e che vale un 0,7% di Pil. I dati su fatturato e produzione industriale dopo il doping di Renzi stanno calando: è chiaro il parallelismo con gli incentivi per l’acquisto delle auto che portano a grandi fatturati nell’immediato per poi lasciare spazio solo alla riduzione progressiva dei posti di lavoro e del Pil. Perchè non si è voluto ridurre il cuneo fiscale o un’aliquota fiscale? Semplice: perché non sarebbe stato altrettanto efficace sul piano della comunicazione, e soprattutto perché l’Europa avrebbe potuto dire che non c’erano le coperture, visto l’assenza di tagli agli sprechi. 
Probabilmente ci sarà ancora da attendere qualche anno, ma presto o tardi il grande bluff verrà svelato: allora ci saranno molti italiani che torneranno ad apprezzare la vituperata Seconda Repubblica. La Terza, quella della Rottamazione, è diventata un rutilante circo mediatico. Ma d’altra parte, che cosa aspettarsi da un premier che quando va in Europa e parla con i leader internazionali afferma che per risolvere la questione siriana ci debba essere una coalizione ampia e che poi, quando varca i confini nazionali, promette agli italiani che il Paese non entrerà in guerra? La politica dei due forni fallì già nel passato, è facile immaginare che si ripeterà: peccato per quei giovani che abboccheranno all’esca da 500 euro e che poi dovranno restituirli con gli interessi, quando e se avranno un lavoro.

Di:Marco Fontana

Da:sputniknews

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