GLIFOSATO, MONSANTO ACCUSATA DI COLLUSIONE CON L’AGENZIA DI PROTEZIONE AMBIENTALE USA

 

L’accusa è pesante: aver manipolato i risultati di test sulle conseguenze per la salute del glifosato, in accordo con i vertici dell’agenzia di protezione ambientale Usa (Epa). A muoverla alla Monsanto, produttrice dell’erbicida Roundup, sono le rivelazioni contenute in una serie di atti depositati negli ultimi giorni presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto settentrionale della California, nell’ambito del contenzioso portato avanti da più di 50 persone che hanno citato in giudizio la multinazionale americana. Come riporta l’Huffington Post Usa, i ricorrenti sostengono che i loro cari abbiano sviluppato il linfoma non-Hodgkin dopo l’esposizione all’erbicida Roundup, e che la Monsanto abbia coperto volontariamente i rischi di cancro legati alla sostanza per decenni.

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LO SCONTRO CON LO IARC

Gli avvocati dei querelanti chiedono al giudice di sollevare la riservatezza sui documenti che riportano le interazioni della Monsanto con uno dei vertici dell’Epa fino a poco tempo fa, Jess Rowland, per quanto riguarda la valutazione dell’agenzia sulla sicurezza del glifosato. Dal marzo 2015, quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Onu (Iarc) ha definito il glifosato come probabile cancerogeno, si è scatenato un duro dibattito a livello internazionale sul suo utilizzo, tutt’ora in atto in Europa.  Rowland è stato fondamentale negli sforzi della Monsanto per contrastare lo Iarc, grazie anche la sua posizione strategica dentro l’Epa: ha presieduto la commissione di revisione delle valutazioni sul cancro (Carc) che ha emesso un rapporto interno nell’ottobre 2015, in cui viene affermato che il glifosato “non è probabilmente cancerogena per l’uomo.”

 

I DOCUMENTI SECRETATI

Ma proprio la gestione del rapporto Carc aveva sollevato questioni quando era stato reso pubblico sul sito dell’Epa, il 29 aprile 2016, e mantenuto sul sito per soli tre giorni prima di essere tolto. L’agenzia aveva affermato che il rapporto non era definitiva e che non avrebbe dovuto essere pubblicato, ma la Monsanto ha propagandato il rapporto come una affermazione pubblica delle sue posizioni sul glifosato. Dopo la rimozione del documento dal sito, anche Rowland ha lasciato il suo lavoro all’Epa. Sia Monsanto che Epa si sono rifiutati di riferire rispetto alla relazione al centro della richiesta di deposizione. Gli avvocati della difesa hanno potuto vedere i documenti, che il timbro di “riservatezza” apposto dalla Monsanto rende inutilizzabili di fronte all’opinione pubblica e ai media, e sostengono che dimostrino come la Monsanto  abbia “goduto di una notevole influenza all’interno del l’ufficio pesticidi dell’Epa, e che le prove documentali suggeriscano fortemente che l’obiettivo primario del signor Rowland sia stato quello di servire gli interessi della Monsanto “.

 

LA DIFESA DI MONSANTO

Monsanto, dal canto suo, è fermamente convinta che i suoi documenti non possano essere resi pubblici, sostenendo che il rilascio sarebbe “prematuro e improprio”, soprattutto se effettuato tramite la pubblicazione di alcune parti estrapolate dal contesto. Il giudice distrettuale. Il giudice distrettuale Vince Chhabria, che sta supervisionando il contenzioso Roundup, dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni.

 

da testmagazine.it