Facciamo la Tac all’olio d’oliva. Così si salva l’extravergine italiano

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Di:Stefano Carnazzi
Da:lifegate
Grazie a una tecnica innovativa del riconoscimento del Dna delle cultivar di olivo presenti nell’olio (analisi molecolare) si sono potute scoprire 7.000 tonnellate di olio spacciato come “100% italiano” che invece proveniva da Paesi extracomunitari.

Una maxifrode su 7.000 tonnellate di olio spacciato come “100% italiano” che in realtà era ottenuto miscelando oli (presumibilmente) extravergini provenienti anche da Paesi extra Ue, Siria, Turchia, Marocco e Tunisia è stata scoperta e sradicata dal Corpo Forestale dello Stato. L’operazione è stata svolta in Puglia, tra le province di Brindisi e Bari, con controlli in diverse aziende a Fasano, Grumo Appula e Monopoli.
Nulla di tossico, in questo caso, ma solo una scorrettezza commerciale nel dichiarare italiano un prodotto che invece il nostro suolo non l’ha mai toccato. L’olio veniva poi venduto sul mercato nazionale e internazionale (statunitense e giapponese) configurando così una frode in danno al Made in Italy.
Nel 2015 c’è stata un’invasione di olio di oliva proveniente dalla Tunisia, le cui importazioni sono aumentate del 734 per cento in un solo anno. Proprio ora che, a differenza degli anni scorsi, qui in Italia s’è avuta una produzione da record dal punto di vista qualitativo , di circa 299 mila tonnellate.

La Tac antitruffe può salvare 300mila tonnellate di olio made in Italy

La cosiddetta Tac dell’olio era stata presentata pubblicamente pochi giorni fa a Bari dalla Coldiretti in occasione della giornata nazionale dell’extravergine italiano. È un metodo che utilizza la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (Nmr), in combinazione con l’analisi statistica multivariata, per scoprire la reale identità dell’olio di oliva e smascherare le frodi. In pratica la Tac “fotografa” – ha spiegato la Coldiretti – tutto quello che c’è dentro l’olio e il risultato viene confrontato con le differenti varietà di oli italiani, per capire se ha le stesse caratteristiche oppure no.
“Di fronte all’aggressione in atto nei confronti di un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – bisogna stringere le maglie della legislazione con l’attuazione completa norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013: dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata”. E, conclude Moncalvo, “è importante cogliere le opportunità che vengono dall’utilizzo delle nuove tecnologiche per combattere le frodi che allontanano i consumatori italiani e sporcano l’immagine del made in Italy sui mercati internazionali”.

I record mondiali dell’olio extravergine d’oliva

A livello mondiale si registra un aumento costante del consumo di olio di oliva che ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni mentre, secondo uno studio della Coldiretti, gli italiani hanno tagliato del 25 per cento negli ultimi 10 anni gli acquisti di olio di oliva e i consumi a persona sono scesi a 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica.
L’Italia può contare su un patrimonio di 250 milioni di ulivi ed è l’unico Paese con 533 varietà di olive e 43 oli tutelati dall’Unione Europea. Il fatturato dell’olio d’oliva sale al valore record di 3 miliardi di euro nel 2015 realizzati per oltre la metà grazie alle esportazioni.

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I consigli per acquistare un olio extravergine d’oliva veramente italiano
In queste condizioni per approfittare dell’ottima annata Made in Italy, il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Bisogna diffidare delle bottiglie vendute a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione.

Di:Stefano Carnazzi
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