Dia: arrestato colonnello dei Carabinieri, era la talpa del capo dei capi Matteo Messina Denaro

“Hanno svelato un’indagine su Messina Denaro”. Agli arresti un ufficiale della Dia e un carabiniere

L’accusa è di favoreggiamento alla mafia e accesso abusivo al sistema informatico. In manette anche l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Ombre sul ruolo di Mori

RINO GIACALONE

“Svetonio”, al secolo Tonino Vaccarino, ex sindaco di Castelverano, è tornato in manette. L’alias Svetonio glielo aveva attribuito il boss latitante Matteo Messina Denaro all’epoca in cui Vaccarino, per incarico del Sisde del generale Mario Mori, intrattenne una corrispondenza con il capo mafia latitante, si dice all’insaputa di questi, sperando in una resa. Il boss, una volta scoperto il doppio gioco, le minacce non gliele mandò a dire.

Stanotte i Ros hanno arrestato Vaccarino e con lui un colonnello della Dia, Marco Zappalà, e un appuntato dei Carabinieri in servizio a Castelvetrano, Giuseppe Barcellona. Indagini nell’ambito delle ricerche del latitante di Cosa nostra. Già l’indagine “Artemisia” dei Carabinieri sulla massoneria segreta trapanese, con l’arresto di tre poliziotti, aveva messo in luce incredibili lacerazioni nella rete calata dalle forze dell’ordine per la cattura del latitante, adesso questa operazione conferma come Matteo Messina Denaro avrebbe al suo servizio proprio alcuni di quegli investigatori che sulla carta sono impegnati nella sua cattura. Zappalà, Barcellona con Vaccarino sono accusati di essere state delle “talpe”, per aver passato notizie riservate a un mafioso trapanese dell’entourage del padrino ricercato.

A firmare gli arresti il procuratore Lo Voi, l’aggiunto Guido, i pm Padova e Dessì, a firmare l’ordinanza il gip Morosini. Pesanti le accuse per tutti e tre, in particolare Barcellona, addetto alle intercettazioni, ne avrebbe svelato una in tempo reale. Le indagini poi su Vaccarino confermano quello che da tempo si sospettava sull’ex sindaco Vaccarino e cioè che lui incaricato dal Sisde di tenere una corrispondenza con Messina Denaro, di fatto avrebbe fatto il doppio gioco, e questa circostanza aprirebbe squarci anche sul vero ruolo del generale Mori, all’epoca capo dei servizi segreti civili.

Fonte LaStampa