Cocaina dalla Colombia all’Italia grazie a Farc e ‘Ndrangheta

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Di: Piero Innocenti

In Colombia prosegue la lotta contro i narcotrafficanti e la guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), che continuano ad avere un ruolo determinante nella coltivazione della coca e nel commercio internazionale della droga – anche se stanno negoziando con Bogotá un accordo di pace che ponga fine a oltre mezzo secolo di violenze.

Il bilancio dell’attività di contrasto svolta nei primi sei mesi del 2015 dalla Polizia Nazionale, in particolare dalla Diran (Direzione Antinarcotici), con il concorso delle Forze armate, è notevole. Sono state sequestrate oltre 82 tonnellate (ton.) di cloridrato di cocaina, 115 di marijuana, 158 chilogrammi di eroina, oltre una tonnellata di basuco (lo scarto della cocaina), circa 350 ton. di foglie di coca, 1,2 ton. di pasta di coca, 5.228 pasticche di ecstasy, 112.123 dosi di amfetamine. Da un quarto di secolo, nel paese, con l’aiuto di ingenti risorse finanziarie e tecnologiche fornite dagli americani, sono state eradicate centinaia di migliaia di ettari di piantagioni coltivata a coca. Nonostante ciò, ancora oggi ci sono oltre 70 mila ettari, stando alle rilevazioni satellitari (sistema Simci) e alle stime dell’Unodc, l’agenzia antidroga dell’Onu.

L’uso di fertilizzanti speciali nelle colture consente più raccolte in un anno, una maggiore produzione di arbusti di coca e una maggiore resa per ettaro. Al 31 maggio 2015 la distruzione delle coltivazioni manuale o con l’uso di erbicidi diffusi impiegando piccoli aerei attrezzati per tale attività ha interessato oltre 16 mila ettari. Nei dipartimenti di Cauca e Narino e in misura minore in quelli di Cesar e Huila si trovano coltivazioni di papavero da oppio per un’estensione totale stimata di circa 390 ettari (stima approssimativa in quanto il monitoraggio scaturisce solo dall’osservazione aerea effettuata dalla polizia nazionale), con una potenziale produzione di circa dieci tonnellate di eroina. Circa duemila gli ettari riservati alla coltivazione della cannabis con una produzione di marijuana destinata prevalentemente al mercato interno. Aumentati anche gli arresti di persone per delitti collegati al traffico/spaccio: 88.067 arrestati in tutto il 2014 (nel 2010 erano stati 75.548, nel 2013 87.226).

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Anche quattro cittadini italiani bloccati con alcuni chilogrammi di cocaina e in procinto di imbarcarsi nell’aeroporto di Bogotá sono attualmente in carcere. Nelle indagini di polizia si fa ricorso spesso all’uso di intercettazioni telefoniche che ricevono l’autorizzazione ufficiale dal magistrato solo quando gli sono comunicati elementi concreti emergenti di responsabilità penale. Risultano molto efficaci nelle indagini sul narcotraffico le collaborazioni esistenti con team della polizia e gli addetti del settore presso le ambasciate americana, inglese e francese. Le bande criminali (bacrim), in particolare Los Urabenos e i Los Rastrojos, continuano a dare non pochi grattacapi alla polizia, ma nel commercio delle droghe le Farc sono la perenne spina nel fianco delle autorità.

Nonostante le trattative di pace in corso (iniziate quasi tre anni fa, proseguono all’Avana con una delegazione governativa) e l’accordo con il governo sul “cessate il fuoco unilaterale”, sino a maggio 2105 in tutto il paese, si sono registrate ben 350 azioni di guerriglia con decine di morti e feriti. Nel traffico delle droghe le Farc svolgono un ruolo importante anche per sostenere le ingenti spese di una lotta che va avanti da mezzo secolo. Strutturate militarmente in sette “blocchi” e, all’interno, in “fronti”, esse controllano buona parte del territorio nazionale e lasciano poco spazio ad altre organizzazioni di narcotrafficanti.

Nel dettaglio, secondo l’intelligence colombiana: il blocco Caribe privilegia le estorsioni e il contrabbando di benzina dal Venezuela; quello nord-occidentale (noto anche come blocco Ivan Rios, dal nome del suo capo storico), con i fronti 5 e 57, è dedito alla produzione di cocaina e alla sua esportazione alla frontiera con Panama; il Magdalena medio controlla l’area del Catatumbo dove ci sono vaste coltivazioni di coca; il blocco Alfonso Cano nel dipartimento di Narino sfrutta l’importante porto di Buenaventura da dove salpano navi con carichi di cocaina. Al blocco Adan Izquierdo, fronte 21, che si occupa in particolare delle coltivazioni di marijuana, si sommano il blocco Sud che controlla il traffico di cocaina verso il vicino Ecuador e quello Orientale, con i fronti 43 e 16 interessati al narcotraffico con il Brasile.

Di recente sono emersi contatti tra la guerriglia colombiana e la ‘ndrangheta, in particolare con le ‘ndrine degli Aquino-Coluccio, Alvaro di Sinopoli e Pesce di Rosarno. A giugno, nel contesto della operazione antidroga “Santa Fe’”, coordinata dalla Direzione Distrettuale di Reggio Calabria, sono state eseguite quattordici ordinanze di custodia in carcere e sequestrati alcuni chilogrammi di cocaina a due corrieri in procinto di imbarcarsi da Bogotá verso l’Italia.

In Colombia, insomma, c’è ancora molta strada da percorrere per uscire dalla violenza e dal terrorismo che condizionano un paese in cui comunque il pil nel primo semestre di quest’anno è cresciuto del 2,8%, grazie all’apertura ai grandi investimenti stranieri voluta dal presidente Santos. Resta da capire se gli incrementi maggiori rilevati nei settori della ristorazione/alberghiero (+5,2%), edile (+4,9%) e finanziario (+2,1%), non siano inquinati dai proventi derivanti dal narcotraffico.

Fonte:limes
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