Uranio impoverito: la carneficina dei soldati italiani

I nostri militari sono stati sacrificati in nome delle missioni NATO compiute dal nostro paese.

Uranio impoverito, secondo l’Osservatorio militare, materiale usato in abbondanza soprattutto nei proiettili per cannoncini anticarro degli aerei da attacco a suolo degli USA. Questi, incominciarono ad essere usati massicciamente a partire dalla prima guerra in Irak cioè´ dal 1991.

Mi sono preso la briga di contare i caduti nelle missioni all’estero italiane per qualsiasi motivo: dal suicidio alla morte in combattimento per passare dal semplice malore a partire dal´anno in questione. Ebbene dal 1991 ad oggi i caduti sono, secondo l´Associazione Nazionale Combattenti, 321.

I numeri non mentono, l’uranio impoverito è più micidiale di Al-Qaida, Talebani, stress da zona di combattimento e fuoco amico messi insieme. Non male per una tecnologia militare che dovrebbe in teoria rendere più letali le armi dei nostri soldati.

Nel 1991 ero un giovane sottotenente di leva che aveva alle spalle una quindicina di esami di chimica. In una serata conviviale con ufficiali di carriera del reggimento di difesa NBC (Nucleare, Biologica, Chimica: le armi di distruzione di massa) chiesi se non era pericolosa per i soldati l’esposizione ad ambienti saturati con proiettili ad uranio impoverito. La risposta fu un misto tra l’imbeccata e l’ordine autoritario a fare silenzio “Lei pensa che i nostri alleati Statunitensi ci esporrebbero a dei pericoli?”.

Feci silenzio di fronte al grado ma dentro di me rimaneva il dubbio. Fu nei primi anni del 2000 che iniziarono a trapelare notizie di giovani soldati che si ammalavano di tumori rari come il linfoma di Hodgkin, leucemie ed altri strani tumori da non augurare nemmeno al peggior nemico. Approfondendo le notizie che arrivavano da fonti d’informazione alternative si evinceva che i nostri soldati erano stati mandati in zone che erano state teatro dell’uso di tali proiettili, senza nessuna forma di protezione.

L’uranio impoverito è composto dall’isotopo U-238, che tende a decadere emettendo fondamentalmente radiazioni di tipo alfa, le quali possono essere fermate da una tuta NBC e da una maschera antigas di ultima generazione. I militari americani spesso sono stati visti in Kosovo con tali protezioni. Loro avevano l’esperienza della prima guerra contro l’Irak, sapevano che il pericolo, soprattutto in caso d’ingestione o di inspirazione dell’Uranio impoverito, era reale. Infatti questi proiettili hanno una doppia valenza: anticarro ed incendiari a contatto con le corazze formano una specie di freccia di fuoco che tramite sia l’alta temperatura che l’elevata densità specifica dell’uranio penetra nella corazza del carro, disperdendo un aerosol di uranio impoverito, che rimane in un raggio di 70 metri dal carro merce degli agenti atmosferici che lo spostano nelle vicinanze.

Andare nei dintorni di un sito di tal genere, significa correre dei rischi mortali senza adeguata protezione. Ma anche con la tuta NBC e maschera antigas non è una passeggiata di salute. L’uranio è un elemento instabile che si stabilizza dopo un complesso processo di decadimento che prevede diversi stadi intermedi, alcuni dei quali molto più pericolosi dello stesso uranio come il polonio estremamente tossico od il radio. I tempi di decadimento tra i vari stadi sono spesso lunghi ma questo non toglie la pericolosità dell’esposizione e come accertato nel caso dell’uranio impoverito, nell’inspirazione o nell’ingestione.

Tutto ciò è accertato anche dalla magistratura, infatti il ministero della difesa è stato condannato in appello dalla corte di Roma, secondo la quale “tutti i requisiti per configurare una responsabilità del ministero della Difesa[…] per avere colposamente omesso di adottare tutte le opportune cautele atte a tutelare i propri militari dalle conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito”. A questo proposito c’è da notare che il nostro Presidente Mattarella è stato titolare del Ministero della Difesa sotto i governi D’Alema e Amato da dicembre 1999 fino a giugno 2001.

Il sottufficiale in questione nel processo prestò servizio nel 2002, ma il bravo Mattarella fu sentito già in una interpellanza parlamentare sulla questione per altri due casi di decessi da uranio. Il nostro Presidente negava l’uso di tali proiettili nelle zone dove le vittime avevano prestato servizio, e che comunque i nostri militari indossavano protezioni. Fatto confutato, come confutata dalle testimonianze fu l’affermazione che i nostri militari usavano protezioni. Va da se che il nostro ”ologramma” come qualcuno lo ha definito evita d’incontrare le vittime dell’U238 o i loro rappresentanti. Ma la domanda chiave in questa tragedia è perché vertici militari e politici hanno taciuto sulla questione.

La risposta mi rimanda alla stessa che ricevetti da giovane sottotenente: non si può mettere in discussione quello che fa il nostro potente alleato. Tutti sono così abituati ad obbedire agli imput Usa, da non prendere atto di nessun macroscopico errore/atrocità che i ”born i USA” possono compiere.

Quando dico atrocità, non uso la parola con leggerezza, i nostri 361 martiri sono una punta dell’iceberg. La parte sotto la linea di galleggiamento della montagna di freddo silenzio sono i civili Kosovari, Bosniaci che vivono nelle aree irrorate con tanta generosità statunitense da tali proiettili. Loro muoiono in maniera invisibile senza battaglie legali, senza risarcimenti così come i reduci Serbi. Come è morto il nostro Maresciallo incursore, avvolto per sua volontà nella bandiera italiana. Bandiera che lui non ha mai cessato di servire al contrario di tanti alti ufficiali e politici che servono in primis un’altra bandiera, quella a stelle e strisce.

 

Articolo tratto da opinionepubblica.com