Una nuova ricerca dimostra che la Cannabis guarisce le ossa rotte e impedisce il “rigetto” dei trapianto

Gli usi medici della cannabis e dei suoi derivati continuano a essere scoperti ad un ritmo impressionante.

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Possiamo aggiungere le fratture ossee e i trapianti d’organi alla lista delle condizioni che la cannabis medicinale può trattare.

Uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Tel Aviv ritiene che la non-psicotropo componente cannabinoide cannabidiolo (CBD) aiuta a guarire le fratture ossee. Hanno somministrato il composto a dei topi da laboratorio con delle fratture femorali e hanno scoperto che è “notevolmente migliorato il processo di guarigione del femore dopo appena otto settimane”.

La squadra aveva trovato nelle precedenti ricerche che i recettori di cannabinoidi del nostro corpo stimolano la formazione delle ossa e inibiscono la perdita ossea.

“Il potenziale clinico dei composti cannabinoidi è semplicemente innegabile, a questo punto,” ha detto il Dott Gabet. “Mentre c’è ancora un sacco di lavoro da fare per sviluppare terapie appropriate, è chiaro che è possibile distaccare un obiettivo di terapia clinica dalla psicoattività della cannabis. CBD, l’agente principale nel nostro studio, è soprattutto anti-infiammatorio e non ha psicoattività”.

Negli Stati Uniti invece, i ricercatori della University of South Carolina School of Medicine hanno scoperto un altro nuovo campo del trattamento della cannabis. Essi hanno scoperto che il tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo della cannabis, può ritardare il rigetto di organi incompatibili.

La ricerca effettuata sui topi fornisce una chiara giustificazione per la sua sperimentazione in studi clinici. Se il THC può essere usato per prevenire il rigetto d’organo, come suggeriscono gli autori è possibile, che si possa letteralmente salvare vite umane. Anche in questo caso, il lavoro si concentra sui recettori dei cannabinoidi.

“Sempre più ricerche identificano i potenziali effetti benefici delle sostanze contenute nella marijuana, ma la grande sfida è stata identificare le vie molecolari coinvolte,” ha dichiarato John Wherry, Ph.D., vice redattore del Journal of Leukocyte Biology. “Questi nuovi studi indicano un ruolo importante per i recettori dei cannabinoidi che potrebbero essere sfruttati utilizzando approcci che raffinano il modo in cui pensare delle sostanze derivate dalla marijuana.”

Gli scienziati di tutto il mondo stanno riprendendo l’esplorazione della cannabis medica che era stata interrotta nel 1930 e ’40 da divieti governativi irrazionali. Stiamo scoprendo la sua utilità nel trattamento dell’epilessia, morbo di Parkinson, il cancro e la sclerosi multipla.

Per secoli, la cannabis è stata usata come rimedio medico. Gli strumenti della medicina moderna ora permettono intuizioni straordinarie su questa pianta e le potenti funzionalità dei recettori dei cannabinoidi.

da La verità di Ninco Nanco