Un asse che collega la Libia alla Calabria, arte antica in cambio di armi. E’ un reportage de La Stampa, firmato da Domenico Quirico, a svelare l’esistenza di un collegamento tra l’Isis e la ‘ndrangheta. Crocevia degli affari illeciti è Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria e sede di uno dei principali porti italiani. A Gioia Tauro c’è la base di smistamento dei reperti archeologici che l’Isis ha saccheggiato in Libia e nel vicino Oriente: la testa di una statua razziata costa 60mila euro.
Quirico, che ha incontrato un venditore trafficante, spiega che le armi “arrivano dalla Moldavia e dall’Ucraina attraverso la mafia russa”. Poi entrano in campo i mediatori e i venditori che appartengono alle famiglie della ‘ndrangheta di Lamezia e alla camorra campana. Il trasporto dei reperti “è assicurato dalla criminalità cinese con le loro innumerevoli navi e container”.
Qui il il reportage della Stampa
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati