Sai da dove arriva la tua pelliccia vero?

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Ogni anno nel mondo vengono uccisi 80 milioni di animali.

Visoni, volpi, criceti, conigli, procioni, cavalli, cani, gatti …

L’85% delle pellicce proviene da allevamenti intensivi: luoghi nei quali gli animali per tutta la loro breve vita sono imprigionati e privati anche dei più elementari diritti fino ad una morte violenta. Il dolore fisico, le privazioni e lo stress portano gli animali alla pazzia.

Il restante 15% sono catturati in natura con trappole di vario tipo. La più utilizzata è la tagliola: una doppia mascella d’acciaio. L’animale rimane imprigionato per un arto e dovrà attendere giorni, se non muore dissanguato, prima che il cacciatore torni a finirlo soffocandolo. In attesa del suo boia l’animale, bloccato senza cibo né acqua e con la ferita dolorante, cerca in molti casi di auto mutilarsi, provando a staccarsi a morsi l’arto serrato nella trappola.

Da questa stima sono esclusi i conigli: ogni anno un miliardo di conigli sono uccisi per produrre inserti in pelliccia. Questi animali vengono allevati appositamente: la loro pelliccia, contrariamente a quanto molti credono, non è un sottoprodotto dell’industria della carne (poiché gli animali sono macellati prima che il manto si sviluppi completamente).

La maggior parte degli inserti in pelliccia proviene dalla Cina dove i diritti per gli animali sono pressoché inesistenti e la ricerca del profitto (e quindi anche della minima spesa possibile) non fa che aumentare a dismisura la brutalità delle pratiche di cattura e scuoiamento (non a caso quest’ultimo può avvenire quando l’animale è ancora vivo e cosciente). Cani e gatti sono fra le specie più utilizzate: ogni anno due milioni di cani (Pastori tedeschi, Chow-Chow, meticci) e gatti sono allevati appositamente o prelevati dalla strada per diventare inserti.

Nonostante in Italia sia illegale importare e vendere capi d’abbigliamento che contengono pellicce di cane e di gatto, prodotti di questo tipo, grazie ad una etichettatura intenzionalmente fallace, riescono a passare le frontiere e finire sugli scaffali dei negozi.

LEGGI L’ETICHETTA

Dall’8 maggio 2012 tutti i capi con pelliccia, piume o pelle devono avere la dicitura “Contiene parti non tessili di origine animale”.

In Italia è illegale realizzare capi d’abbigliamento con pelli e pellicce di cani e gatti. Per aggirare la legge sulle etichette sono riportati nomi fantasiosi.
Il cane diventa: Asian jackal, Asiatic racoonwolf, Asian wolf, Cane procione, Cane selvatico, Corsak, Corsak fox,Dogaskin, Dogue of China, Finnracoon (asiatico), Fox of Asia, Gae wolf, Gubi, Kou pi, Lamb skin, Loup d’Asie, Lupo Asiatico, Lupo cinese, Murmanski , Nakhon, Pemmern wolf, Procione asiatico, Sakhon, Sobaki, Special skin.
Il gatto: Gatto di Cipro, Gatto Lyra, Genette, Goyangi, Housecat, Katzenfelle, Lipi, Mountain cat, Wildcat, Special skin .
O più spesso viene riportata la semplice dicitura “Vera Pelliccia”.
Prima di acquistare leggi bene l’etichetta e scegli solo capi sintetici.

IL PELO INQUINA!

Pensi che la pelliccia sia un prodotto naturale e che la sua produzione abbia un impatto ambientale minore di quella dei prodotti sintetici?

Niente di più sbagliato! Nella produzione delle pellicce vengono utilizzati prodotti chimici come cromo, formaldeide, piombo, acido solforico e diverse sostanze chimiche tossiche e cancerogene. Anche nel prodotto finito che indossi ed utilizzi possono rimanere dei residui di queste sostanze. La pelliccia non è biodegradabile!

L’impatto ambientale non dipende solo dalla lavorazione delle pellicce, ma inizia già dagli allevamenti: l’alimentazione e le deiezioni degli animali sono fattori inquinanti quanto i prodotti chimici.

La pelliccia sintetica ha un impatto ambientale inferiore alla produzione di pelliccia vera: un capo sintetico ha un costo ecologico 20 volte inferiore rispetto ad un capo di vero pelo.

CHIUDIAMO GLI ALLEVAMENTI!

In Italia allevare animali allo scopo di produrre pellicce è legale, ma in diversi paesi europei sono state promulgate leggi che introducono restrizioni e divieti e rendono molto difficile, se non impossibile, praticare questo tipo di allevamento.
In Austria, Bosnia, Croazia e Regno Unito esiste il divieto totale di allevamento di animali da pelliccia.
Dal 2024 questo divieto entrerà in vigore anche in Olanda (terzo produttore al mondo di pelli di visoni).
La Slovenia ha vietato l’allevamento e la caccia di animali per farne pellicce.
In Danimarca (il primo paese nella produzione di visoni al mondo) è vietato dal 2009 allevare volpi.
In Germania e in Svizzera sono state introdotte restrizioni e promulgate leggi sul benessere animale che hanno reso anti-economico allevare visoni, infatti nello stato elvetico non esistono allevamenti.
In Svezia leggi sul benessere animale hanno reso quasi impossibile allevare le volpi per produrre pellicce.

COSA PUOI FARE?

La prima cosa da fare è scegliere di vestire Fur free! Non indossare capi d’abbigliamento e accessori che contengano pelliccia. Evita di utilizzare tutti quei prodotti che come la pelliccia sono i prodotti della sofferenza e della morte di milioni di animali: pelle, lana, piume d’oca, seta. Vesti senza crudeltà!

Acquista solo capi d’abbigliamento realizzati con materiali sintetici o vegetali.

Leggi bene l’etichetta.

Boicotta i negozi e le aziende che vendono sofferenza e chiedi loro di cessare la produzione di capi d’abbigliamento e accessori che contengano prodotti di origine animale.

Firma le petizioni, partecipa alle manifestazioni, aderisci alle proteste!

Fonte:animalamnesty.it
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