Realtà virtuale, paura reale: la foto  di Zuckerberg che fa venire i brividi

BARCELLONA – Quel sorriso sul volto di un 32enne che cammina sicuro di sé e rilassato. Accanto a lui una distesa di signori senza sguardo, gli occhi rapiti da una maschera tecnologica, un cavo che sembra uscire dalla testa. Immersi in una realtà altra, ignari che accanto a loro sta passando uno degli uomini più famosi e influenti della Terra.

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Per Mark Zuckerberg quella foto, pubblicata sul suo social network Facebook, doveva essere il naturale compendio al discorso scandito dal palco di Samsung al Mobile World Congress: “La realtà virtuale è la piattaforma del futuro. Cambierà le nostre vite”. Quel sorriso doveva essere rassicurante: non abbiate paura, fidatevi di me, so quel che faccio, entrate con me in questo nuovo mondo.

Invece quella foto, quel sorriso, quei volti senza occhi, sono diventati un boomerang per Zuck. 8.500 commenti sotto l’immagine più quelli, incalcolabili, sulle bacheche personali, sugli altri social, sui blog e sui siti di news. La maggior parte dei quali terrorizzati da quello che vedono. Quell’immagine come allegoria di un futuro che nessuno vuole. Un futuro in cui le incolte moltitudini sono relegate dietro a uno schermo in mondi virtuali. E sorridenti burattinai, gli unici a volto scoperto, si aggirano invisibili tra loro.

Troppo apocalittico? Può essere. Però quella foto non può non ricordare scenari alla Matrix. O lo spot orwelliano di Apple per il lancio del Mac nel 1984. O ancora gli obesi crocieristi spaziali del Wall-E della Pixar. E gli esempi di futuri distopici potrebbero continuare, dal serial britannico Black Mirror al romanzoPlayer One di Ernest Cline (diventerà un film di Spielberg) in cui la realtà virtuale ha fatto collassare la società che conosciamo oggi.

Gli allarmi legati alla fuga verso mondi alternativi non sono mai mancati negli ultimi decenni. Dalla letteratura di genere ai fumetti, dalla televisione ai videogame, da Internet ai social network: a turno tutti sono finiti (e ogni tanto ritornano) nel mirino di crociate dai toni alterati. La storia si ripete ora con la realtà virtuale. Che però, a differenza di tutte le altre “evasioni” dal mondo concreto ha un potenziale di coinvolgimento, una forza immersiva senza pari. Basta indossare un visore in una dimostrazione ben fatta per rendersene conto. Basta guardare quella foto. Zuck lo sa meglio di noi e per questo vi ha investito miliardi di dollari. Ma per rassicurarci stavolta servirà più di un sorriso. E la prossima volta anche lui, magari, conterà fino a 10 prima di pubblicare una foto su Facebook.