Nuovi Ogm in Europa: l’Italia dice sì e vota a favore

L’Italia ha votato a favore dell’introduzione di nuovi Ogm in Europa senza tenere conto del parere contrario della maggioranza dei cittadini e del fatto che nel nostro Paese gli Ogm sono già vietati.

La votazione europea non ha comunque raggiunto la maggioranza per dire sì ai nuovi Ogm, confermando una nuova situazione di stallo sull’argomento.

Nella giornata del 27 gennaio i Paesi membri dell’UE non hanno fornito il supporto necessario alle proposte della Commissione Europea di autorizzare la coltivazione di due mais OGM – il BT11 della Syngenta e il 1507 della DuPont Pioneer – e di rinnovare l’autorizzazione dell’unico OGM al momento ammesso per la coltivazione nell’Unione europea, il mais MON810 della Monsanto.

Il voto odierno dimostra che la Commissione è ben lungi dal raggiungere la maggioranza qualificata, necessaria per l’approvazione dei tre mais Ogm, ma il voto favorevole dell’Italia è davvero un brutto scivolone per il nostro Paese.

“Il voto italiano a favore della coltivazione dei tre mais OGM, oltre a dare la zappa sui piedi all’agricoltura europea, è pura ipocrisia, dato che in Italia queste colture sono già vietate. Come spiega il ministro Martina questo autogol?” hiede Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile Greenpeace Italia. “Gli europei, con gli italiani in testa, chiedono agricoltura sostenibile, e non quella intensiva e dannosa per l’ambiente promossa dalle multinazionali dell’agrochimica”.

 

La gran parte dei Paesi Ue non ha sostenuto le proposte della Commissione, nonostante ora a livello nazionale si possa vietare la coltivazione di OGM.

“Data la diffusa opposizione alle colture OGM da parte di cittadini e deputati europei, la Commissione sarebbe cieca a interpretare il voto odierno come una luce verde. L’Europa dovrebbe voltare pagina sugli OGM una volta per tutte, e concentrare urgentemente i propri sforzi sull’agricoltura ecologica” – ha concluso Greenpeace.

 

Slow Food si chiede come  mai, nonostante il parere sfavorevole di cittadini e associazioni, l’Italia abbia votato a favore dei nuovi Ogm.

“La domanda che ci poniamo è: perché l’Italia ha deciso di votare a favore? L’anno scorso 17 Paesi europei si sono chiaramente espressi contro la coltivazione di Ogm sui loro territori: votare oggi a favore dell’autorizzazione a livello europeo, nascondendosi dietro la possibilità per ogni Stato poi di vietarne l’uso all’interno dei propri confini, è un’ipocrisia bella e buona. La decisione italiana è ancora più incomprensibile in un momento storico in cui l’Europa più che mai ha bisogno di riaffermare la sua identità e la sua unità. I rappresentanti dei nostri Paesi dovrebbero riconoscere una volta per tutte che i cittadini non vogliono Ogm in Europa e smettere di autorizzarli, iniziando a discutere su questioni davvero urgenti: come sviluppare economie agricole basate sulla biodiversità e sistemi di produzione del nostro cibo che siano sani e rispettosi degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile” commenta Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.

 

Una minaccia alla sopravvivenza della biodiversità e al benessere delle comunità rurali: questo sono per Slow Food gli Ogm.

“L’agricoltura transgenica rappresenta l’ultimo rantolo di un sistema agricolo, economico e politico che sta costantemente privando i contadini dei loro mezzi di produzione, concentrandosi invece sul concedere un sempre maggiore controllo del cibo nelle mani delle multinazionali. Con gli Ogm si spinge l’agricoltura verso un’industrializzazione forzata, dove le colture perdono i loro legami storici, culturali e gastronomici con la terra e le persone che la abitano, determinando crescenti minacce alla sopravvivenza delle varietà locali e delle stesse comunità rurali”, conclude Pascale.

 

Siamo di fronte a una situazione di grande ipocrisia in Italia e di mancato ascolto dei cittadini da parte di chi dovrebbe rappresentarli in Europa. Ora si è riconfermata una situazione di stallo e per la mancata maggioranza i nuovi Ogm non arriveranno in Europa, ma è arrivato il momento di raggiungere un ‘no’ definitivo per il quale l’Italia dovrebbe essere in prima fila nel rispetto della volontà dei cittadini.

Marta Albè

di greenbiz