Miniere messicane: la corruzione spazza via la tribù degli otomì

Un presidente e un imprenditore a braccetto invadono un pacifico popolo di montagna. Le ruspe, i contratti di favore, le proteste e una comunità indigena che non vuole lasciare la propria terra d’origine. Storia di un Messico ancora legato all’economia d’epoca coloniale

Gli Otomi sono un popolo indigeno del Messico centrale.

 

Lo scorso luglio il presidente Enrique Peña Nieto ha emesso un decreto di esproprio contro gli otomí di San Francisco Xochicuautla, nello Stato del Messico. La comunità indigena verrà costretta ad abbandonare le proprie terre (trentasette ettari, sui quali si estende anche un bosco sacro) che, in nome della «pubblica utilità», saranno consegnate dal governo all’azienda Autován per la costruzione di un’autostrada che collegherà le città di Naucalpan e Toluca. Il decreto – silenziosamente portato avanti in realtà già dal 2007 – ha mostrato il suo volto violento il 7 luglio, quando le macchine di Autován hanno demolito cinque case e distrutto orti e coltivazioni.

La Autován è una filiale del Gruppo Higa, di proprietà del ricco imprenditore Juan Armando Hinojosa Cantú. L’uomo è una vecchia conoscenza di Peña Nieto: quest’ultimo lo favorì più volte durante i suoi anni da governatore dello Stato del Messico (2005-11), offrendo a varie società controllate dal gruppo, contratti per la costruzione di ospedali e autostrade per un totale di 500 milioni di dollari. Il legame tra i due è recentemente riemerso nel dibattito pubblico messicano, dopo che lo scorso novembre alcuni giornalisti scoprirono che la «casa blanca», ovvero l’esclusiva residenza privata della first lady dal valore di 6,3 milioni di dollari, risultava intestata ad una importante impresa di costruzioni affiliata proprio al Gruppo Higa di Hinojosa. A scandalo sollevato, il governo messicano decise di revocare un multimiliardario appalto per la costruzione di un treno ad alta velocità che avrebbe dovuto collegare Città del Messico con Queretaro, appalto vinto da un consorzio guidato dalla cinese China Railway Construction Corporation nel quale figurava un’impresa collegata al Gruppo Higa (e quindi a Peña Nieto), la Constructora Teya.

Anche Luis Videgaray, segretario delle Finanze e fedelissimo di Peña Nieto, nel 2012 acquistò una casa proprio dal Gruppo Higa. Ma lo scorso 21 agosto Videgaray, Peña Nieto e sua moglie Angélica Rivera sono stati tutti scagionati dalle accuse di conflitto di interessi.

Il caso di Xochicuautla non è l’unico, in Messico. Anche la comunità di Santa María Ostula vive una situazione simile: da tempo protesta contro la cessione delle proprie terre a Ternium, azienda con sede in Lussemburgo, ma di capitali italo-argentini, che lavora nel settore siderurgico e che da diciassette anni compie invasive trivellazioni nel municipio di Aquila, Michoacán, dove Ostula si trova. Lo scorso 19 luglio, nel corso di una manifestazione, gli abitanti di Ostula hanno subito una vera e propria aggressione armata da parte dell’esercito, che è costata la vita ad un dodicenne.

Il popolo huichol, nello stato di San Luis Potosí, lotta da anni contro la distruzione delle proprie montagne sacre, che già Felipe Calderón iniziò a cedere in concessione a compagnie minerarie – perlopiù canadesi – interessate ai filoni di argento nascosti al loro interno.

Fonte: pangeanews.net