Medici: “Gli antidepressivi possono essere dannosi per il cervello e non risolvere la depressione”

L’aumento esponenziale delle persone affette da depressione nella nostra società è un fenomeno preoccupante. Il New York Times, in una recensione del libro di Marcia Angell, ex redattore capo del New England Journal of Medicine, spiega come uno scioccante 46 per cento delle persone oggi rientra nella diagnosi di una qualche forma di malattia mentale.

Per anni ci è stato raccontato che la depressione è causata da bassi livelli di serotonina nel cervello e che la schizofrenia sia legata ad eccessivi livelli di dopamina. Purtroppo per chiunque abbia ingoiato questi farmaci, queste spiegazioni non hanno alcuna validità scientifica. Infatti queste spiegazioni per le “cause” della malattia mentale sono state create solo dopo che i farmaci hanno mostrato di avere questi effetti. E spiega:

“Quando si è constatato che le droghe psicoattive influenzano i livelli dei neurotrasmettitori nel cervello, come evidenziato principalmente dai livelli dei loro prodotti di degradazione nel liquido spinale, è nata la teoria che la causa della malattia mentale è una anomalia nella concentrazione del cervello di queste sostanze chimiche a cui specificamente si contrappone il farmaco adeguato.

E’ stato un grande salto di logica. Era del tutto possibile che le droghe che hanno influenzato i livelli di neurotrasmettitori potessero alleviare i sintomi delle malattie mentali anche se i neurotrasmettitori non avevano nulla a che fare con la malattia in primo luogo (ovvero che la modalità di azione terapeutica delle droghe sia completamente diversa). “

Come afferma Angell, usando la stessa logica si “potrebbe sostenere che la febbre è causata da troppa poca aspirina!”

Anche un eminente professore di psichiatria ci avverte che in realtà questa è una credenza che si basa su qualcosa di più che un pericoloso fraintendimento. Tutto il marketing di questi farmaci modulatori della serotonina (SSRI) è “basato su un falso mito.”

L’uso di questi farmaci SSRI è partito a razzo nei primi anni del 1990 perché considerati come un’alternativa più sicura rispetto ai tranquillanti, i quali erano fino a quel momento il trattamento standard per la depressione. Questi SSRI nonostante fossero più “deboli” dei precedenti antidepressivi triciclici hanno avuto un gran successo, perché si credeva che riportassero la serotonina a livelli normali, “un concetto che poi si è tramutato nell’idea che essi rimediassero ad uno squilibrio chimico” questo ci dice il Dr. David Healy, primario di psichiatria presso l’unità psichiatrica Hergest a Bangor, nel Galles del Nord.

Healy ha scritto in un rapporto pubblicato sulla rivista British Medical Journal che nel 1990, nessuno sapeva se gli SSRI alzassero o abbassassero i livelli di serotonina, e non vi era alcuna prova che la terapia funzionasse esattamente come una cura. I farmaci hanno meno effetti collaterali rispetto ai loro predecessori e sono più sicuri in caso di sovradosaggio e questo ha contribuito alla loro grandissima diffusione.

“Per i medici ciò ha offerto una strategia di comunicazione molto più semplice e facilitata coi pazienti”, scrive Healy. Per i pazienti, l’idea di correggere un’anomalia chimica e non un disturbo psichico ha un impatto morale che permette di superare gli eventuali scrupoli che alcuni potrebbero avere nel prendere dei tranquillanti, la questione è posta in modo piuttosto accattivante: il disagio non viene percepito come una debolezza.

Healy afferma che la depressione dovrebbe essere riclassificata come malattia infettiva piuttosto che come disturbo emotivo, il professore non è l’unico a sostenere questa tesi. Il Dr.Turhan Canli della Stony Brook University di New York ritiene che la depressione potrebbe essere causata da un’infezione parassitaria, batterica o virale e depone quindi a favore di ulteriori ricerche per testare questa sua ipotesi. Fosse così, dice Canli, gli scienziati potrebbero sviluppare un vaccino per proteggerci dalla depressione (una soluzione che non siamo certi sia quella giusta).

“Invece di definire la depressione come disturbo emotivo, suggerisco di ri-concettualizzarla come una forma di malattia infettiva,” Canli ha scritto nel Journal Biology of Mood and Anxiety Disorders. “Propongo che la ricerca futura debba approfondire lo studio di parassiti, batteri e virus, i quali possono giocare un ruolo primario nell’eziologia della depressione”.

I più grandi esperti di salute mentale hanno sempre saputo che la depressione non dipende solamente dai livelli di serotonina. <La dottoressa Joanna Moncrieff, esperta di salute mentale presso l’University College di Londra ha spiegato che, anche se i medici, i media e la società in generale ha agganciato l’idea che la depressione e l’ansia sono solo la prova di un “squilibrio chimico” nel cervello, non ci sono prove concrete a sostegno di questa tesi e ha affermato:

“La ricerca scientifica non ha rilevato nessuna anomalia certa del sistema della serotonina nelle persone che sono depresse.”

Insomma i farmaci stanno cercando di bilanciare uno squilibrio che non è stato mai dimostrato concretamente.

Il professor Sir Simon Wessely, presidente del Royal College of Psychiatrists, dice che gli SSRI possono essere utili nel trattamento della depressione in combinazione con supporto psicologico, ma ha aggiunto che “la maggior parte dei ricercatori ha da tempo superato il vecchio modello della serotonina.” Inoltre uno studio scientifico ha dimostrato che oltre il 70% delle persone in cura con antidepressivi non ha di fatto una depressione maggiore diagnosticata.

Healy avverte che, indipendentemente da ciò che effettivamente provoca la depressione, i farmaci utilizzati per “trattare” la malattia non stanno migliorando. In effetti, in alcuni casi, la sicurezza e l’efficacia di nuovi farmaci è in declino.

“In altri settori produttivi, dai computer ai forni a microonde, c’è un miglioramento continuo, un progresso, ma non è il caso dei farmaci. Per il settore farmacologico aumenta il fatturato ma non aumentano i successi e soprattutto l’efficacia,” scrive Healy.

Non solo gli antidepressivi non affrontano la causa principale della depressione, ma potrebbero alterare pericolosamente e permanentemente le funzioni stesse del cervello. Secondo il Dr.Joseph Mercola, con i farmaci i pazienti si riprendono velocemente dai sintomi della depressione ma sono più recidivi e inoltre il recupero in moltissimi casi lascia il passo ad uno stato di depressione cronica. Solo il 15% delle persone clinicamente depresse trattate con antidepressivi hanno una remissione reale nel lungo periodo. L’altro 85% inizia un calvario di ricadute continue che sfocia in depressione cronica.

Giovanni Fava, psichiatra italiano ha detto:

“La sorte degli antidepressivi sta cambiando. Stiamo passando da una malattia episodica ad una malattia cronica, c’è la necessità e l’urgenza di affrontare questa questione”

 

La dottoressa Marcia Angell spiega nel suo libro che:

“Prima del trattamento farmacologico i pazienti con diagnosi di schizofrenia, depressione e altri disturbi psichiatrici non soffrono di nessun “squilibrio chimico”. Tuttavia, una volta che si fa assumere alla persona un farmaco psichiatrico, esso in un modo o nell’altro modifica la consueta meccanica dei percorsi neuronali e il cervello comincia a funzionare in modo anomalo”.

Il medico e giornalista premio Pulitzer Robert Whitaker afferma:

“Dal 1990, questo cambiamento della depressione nel lungo periodo era così evidente e grave che finalmente è stato affrontato dai ricercatori. Non solo, la depressione sta facendo sprofondare le persone in cura con antidepressivi in ​​un baratro più profondo di prima.”

Questo è dovuto con molta probabilità al fatto che gli psicofarmaci possono realmente interferire con i neurotrasmettitori, sconvolgendo i delicati processi chimici all’interno del cervello, fondamentali per il mantenimento delle normali funzioni vitali, portando ad effetti collaterali che mimano la patologia mentale.

La dottoressa Marcia Angell descrive in dettaglio cosa accade:

“Dopo diverse settimane di psicofarmaci, gli sforzi di compensazione del cervello cominciano a fallire, gli effetti collaterali che emergono riflettono il meccanismo d’azione dei farmaci. Ad esempio, gli SSRI possono causare episodi di mania, a causa dell’eccesso di serotonina, l’uso di antipsicotici spesso causa effetti collaterali che assomigliano al morbo di Parkinson a causa della riduzione dei livelli di dopamina (esattamente come nel morbo di Parkinson).

Nel momento in cui emergono questi effetti collaterali, vengono prescritti ulteriori farmaci, molti pazienti finiscono così per assumere un cocktail di psicofarmaci prescritti per far fronte ad un cocktail di diagnosi.”

Ogni anno, 230 milioni di prescrizioni per antidepressivi sono fatte dai medici americani e le statistiche in Europa non sono molto dissimili dato che gli psicofarmaci sono tra i farmaci più venduti al mondo. Tuttavia più di una persona su 20 oggi è depressa. Questo da solo dovrebbe essere un’indicazione forte che il trattamento con antidepressivi semplicemente non funziona, ma anche la ricerca lo conferma. Gli studi hanno confermato che i farmaci antidepressivi non sono più efficaci di pillole di zucchero. Alcuni studi hanno anche scoperto che pillole di zucchero possono produrre risultati migliori degli antidepressivi!

Irving Kirsch, psicologo presso la University of Hull nel Regno Unito, spiega nel suo libro The Emperor’s New Drugs: Exploding the Antidepressant Myth, che ha condotto una ricerca diretta sugli studi clinici controllati con placebo presentati alla statunitense Food and Drug Administration. Ha fatto una revisione di 42 studi clinici rivelando che i placebo sono stati l’82 per cento efficaci come gli antidepressivi!

 

Trattare la depressione in modo naturale

Oggi esistono molti terapeuti e medici che usano soluzioni alternative di tipo psicologico e naturale nel trattamento della depressione e quindi è molto importante riuscire a trovare qualcuno che possa seguirci in tal senso. Per quanto riguarda lo stile di vita, possiamo dire che sicuramente i seguenti punti sono molto utili (o anche risolutivi a seconda del proprio caso) nel trattare la depressione:

  • Regolare esercizio fisico. Una passeggiata di almeno 40 minuti per 3 volte al giorno già è sufficiente
  • Meditazione. La meditazione è una pratica molto potente, in questi articoli puoi trovare delle indicazioni utili Come fare la meditazione Vipassana e La Meditazione è più efficace degli ansiolitici.
  • Dieta sana. Togli lo zucchero, farine raffinate, glutine e latticini e sentirai notevoli benefici nel tuo livello di energia fisica e chiarezza mentale
  • Esci dagli schemi disfunzionali della mente. A riguardo possono essere utili i libri di Eckhart Tolle e Louise L. Hay.
  • Rielaborare i traumi, ad esempio la bioenergetica è molto utile in questo
  • Assumere probiotici, omega 3 e  vitamina D
  • Cerca di sedere sotto gli alberi in silenzio per alcuni minuti. Come spiegato nel libro Blinded By Science, i nostri amici alberi possono avere dei potere  di guarigione che la scienza è in procinto di scoprire
  • e nella stagione estiva esponi la pelle alla luce solare anche per soli 20 minuti al giorno. Uno studio ha mostrato come chi ha carenza di vitamina D è 11 volte più a rischio di depressione rispetto ad una persona con i livelli normali.

 

Fonte dionidream.com