La Curia accoglie terremotati e soccorritori e poi presenta il conto

Articolo tratto da left.it

Montemonaco è un paesino in provincia di Ascoli Piceno. Il terremoto di fine ottobre costringe i seicentocinquanta abitanti a trovare rifugio in una tendopoli di fortuna montata nel campo di calcio dagli uomini della Protezione Civile ma una tromba d’aria obbliga (ancora) l’amministrazione comunale a cercare un’altra sistemazione di fortuna.

Alla fine si decide di andare tutti a Casa Gioiosa, una “casa per ferie” (la chiama così il vescovo di San Benedetto del Tronto) di proprietà della Curia. Il sindaco Onorato Corbelli (che cerca di lenire la polemica di queste ore) racconta di avere avanzato da subito un’offerta di  7 mila euro per tre mesi “per risarcire le eventuali perdite di prenotazioni nel periodo natalizio” (in un paese terremotato, bontà sua). Offerta rifiutata. La Curia vuole 12 euro al giorno per ogni ospite. 27 mila euro in tutto.

Attenzione: gli “ospiti” (secondo lo strano concetto del vescovo che gestisce le trattative) in realtà sono rimasti accampati all’esterno: i locali interni vengono utilizzati solo come mensa e stanze per i soccorritori. E il vescovo (così caritatevole) vuole che paghino anche i soccorritori. Gli stessi, si badi bene, che si sono occupati anche di mettere in sicurezza le chiese danneggiate. Ma tant’è.

E mentre il sindaco minimizza la Curia ieri ha emesso un comunicato in cui dichiara di “non avere ricevuto un soldo ancora da nessuno, non volendo che ci fosse neppure lontanamente l’impressione che si volesse fare opera di speculazione.”

Forse stiamo peccando noi nel vederci una carità poco caritatevole. «Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini.» Dice il Vangelo. A 12 euro al giorno in cortile, evidentemente.

da Left.it