Israele e i diritti negati dei bambini palestinesi

Sono 151 i minorenni detenuti nelle prigioni israeliani. Sono processati in tribunali militari e costretti a confessare con intimidazioni e minacce. Ogni anno finiscono in manette circa mille adolescenti e bambini palestinesi

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La storia di Malak al-Khatib, la 14enne palestinese arrestata lo scorso 31 dicembre dagli israeliani per il lancio di pietre, ha riacceso ancora una volta i riflettori sull’arresto e sulla detenzione dei minorenni palestinesi.

Sono 151 quelli detenuti al momento nelle carceri di Israele, secondo un rapporto dell’organizzazione Military Court Watch (MCW). Di solito finiscono dietro le sbarre per avere lanciato qualche pietra contro i blindati o i militari israeliani. Un reato da Corte marziale in Israele che è l’unico Paese al mondo dove i minorenni (persino dodicenni) sono processati nei tribunali militari.

È andata così anche per Malak, condannata a due mesi di reclusione e 1.500 dollari di multa. Ha confessato di avere raccolto da terra un sasso e di averlo lanciato contro alcune automobili mentre rientrava a casa da scuola a Beitin, in Cisgiordania. Inoltre, secondo la testimonianza di cinque militari, aveva con sé un coltello che voleva usare per pugnalare gli uomini della sicurezza israeliana in caso di arresto. Una confessione che il padre della ragazza è sicuro le sia stata estorta con intimidazioni e minacce, e non sarebbe una novità. “Una ragazzina di 14 anni circondata da soldati israeliani ammetterebbe qualsiasi cosa, anche di avere un’arma nucleare”, ha detto all’agenzia palestinese Maan.

È stato già denunciato altre volte l’impiego di minacce per estorcere confessioni a ragazzini privati dell’assistenza legale e persino della presenza dei genitori. L’Unicef ha criticato gli israeliani per il trattamento che riservano ai minorenni palestinesi, ha parlato e portato prove di interrogatori che sono “un misto di intimidazioni, minacce e violenza psicologica, con il chiaro intento di costringere il bambino a confessare”. Vengono spaventati a morte, con minacce che riguardano i famigliari, o sono messi in isolamento. Secondo Defense for Children International (DCI), nel 20 per cento dei casi bambini e adolescenti sono stati tenuti in isolamento in media per dieci giorni. E questo trattamento è riservato a ragazzi che sono poco più che bambini, spesso arrestati nel cuore della notte, anche se Tel Aviv dall’anno scorso ha un programma sperimentale che esclude gli arresti nottetempo. I mandati, però, vengono consegnati sempre dopo la mezzanotte, secondo MCW.

Malak ha fatto notizia, ha scatenato indignazione e proteste in Cisgiordania soprattutto perché è una ragazza. Non sono molte quelle finite dietro le sbarre. Il suo volto ha campeggiato nelle piazze delle città palestinesi e la leadership palestinese si è rivolta alle Nazioni Unite per denunciare gli arresti indiscriminati di minorenni nei Territori occupati. Nel 47 per cento dei casi, vengono trasferiti in prigioni in Israele, dove è più complicate per i legali e i famigliari incontrarli. Una violazione delle Convenzioni di Ginevra.

È tutto il sistema che prevede l’arresto e la detenzione di adolescenti e bambini a violare diverse norme internazionali sui diritti dell’infanzia. Ogni anno gli israeliani arresto un migliaio di minorenni e tra i 500 e i 700 sono processati in tribunali militari.

Da:NENANEWS.IT