Il ministro Padoan non chiederà a Mps i nomi dei 100 debitori che hanno provocato il buco.

Mps, Padoan Se La Prende Con I Risparmiatori. E Dice Bugie

L.Stabilità: Padoan, è equilibrata ed efficace

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non chiederà al Monte dei Paschi di Siena la pubblicazione della lista dei primi 100 debitori che non hanno restituito i prestiti ricevuti causando in parte i 47 miliardi di sofferenze lorde registrate in Bilancio. Lo ha fatto capire con un contorto giro di parole durante l’ultima audizione alle commissioni finanze riunite di Camera e Senato.

Solo qualche esponente del M5s a dire il vero gli ha fatto quella domanda, mentre la maggiore parte dei deputati e senatori degli altri partiti sembrano girare prudentemente al largo dalla patata bollente di quella lista di debitori vip. Padoan si è prima tirato indietro sostenendo che la pubblicazione di quei dati non è affare suo, e che “ci possono essere questioni di legittimità e legali che ovviamente non dipendono da me”.

Come opinione personale (e quindi non da ministro) Padoan dice che “in principio penso che la trasparenza sia importante”, ma aggiunge subito che “ evidentemente questo va inserito in un contesto più ampio: ci vuole trasparenza, e un contesto di fiducia. Non dico altro su questa proposta, secondo me bisogna fare un ragionamento più ampio su come si arriva a identificare comportamenti sfortunati da comportamenti scorretti”. Ecco, il governo dice di non essere in grado di distinguere nel caso Mps chi non ha restituito i soldi dovuti perché gli affari sono andati male (quelli “sfortunati”), da quelli che non l’hanno fatto perché si sono comportati male (quelli “scorretti”).

Quindi né le richieste esplicite di giornali come Libero, né quelle ufficiali del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, trovano ascolto nelle stanze del governo. Con queste premesse è assai probabile allora che l’esecutivo non dia parere positivo a un eventuale emendamento al decreto salva banche che imponga la pubblicazione di quella lista, destinata a restare nei cassetti dell’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli. L’atteggiamento pilatesco è emerso per altro in più passaggi della audizione del ministro dell’Economia.

Anche a proposito dei risparmiatori truffati con le obbligazioni sia di Mps che delle quattro banche in risoluzione (Etruria e le altre), e del diverso livello di rimborsi previsti dai decreti dell’esecutivo dello scorso anno e del recente salva-banche. Per Padoan le banche sono state un po’ colpevoli, ma lo sono stati soprattutto i risparmiatori, magari per assenza di una necessaria “educazione finanziaria”. Secondo il ministro dell’Economia infatti “chi corre un rischio si pone nella condizione di assorbire una eventuale perdita. Tuttavia sappiamo che alcune banche hanno venduto prodotti a risparmiatori che per il loro profilo non avrebbero dovuto investire in quei prodotti. Si è trattato di comportamenti impropri e in alcuni casi illeciti”.

Purtroppo questa uscita del ministro ha dato subito il destro a buona parte dei parlamentari di maggioranza per il lancio di improbabili disegni di legge o addirittura di emendamenti allo stesso decreto su Mps per imporre l’educazione finanziaria ai risparmiatori e probabilmente trovare un’occupazione così a una parte consistente del personale della Banca d’Italia che con le attuali funzioni ridotte si troverebbe altrimenti in esubero. Ma questa considerazione si basa su una sostanziale bugia, come è stato più volte dimostrato dai numeri. Le obbligazioni subordinate piazzate più o meno correttamente ai piccoli risparmiatori (la clientela retail) non erano affatto prodotti di investimento ad alto rischio, e non attraevano la pancia degli speculatori per il semplice fatto che erano stati travestiti con un tranquillissimo abito da titolo di Stato.

Tutte- nessuna esclusa- le obbligazioni subordinate di Etruria & c avevano rendimenti identici e nella maggiore parte dei casi addirittura inferiori a quelli dei Btp di identica durata emessi dallo Stato in quegli stessi giorni. Quindi non è necessaria alcuna educazione finanziaria ai risparmiatori, che nel caso non si sono affatto comportati da maleducati. Ma sono semplicemente stati truffati da chi aveva la guida di quegli istituti, e sarebbe ora che il ministro dell’Economia la smettesse di confermare nei suoi interventi ufficiali una leggenda metropolitana di questo tipo, o una post-verità come di questi di tempi va di moda chiamare.

A proposito dei rimborsi, Padoan ha riconosciuto la fondatezza di una critica avanzata sul suo decreto sia da Libero che da alcuni parlamentari del M5s: la decisione di rimborsare le obbligazioni subordinate Mps al nominale certamente farebbe riavere il dovuto ai risparmiatori cui sono state piazzate in portafoglio il giorno stesso dell’emissione, ma consentirebbero guadagni anche notevoli a chi le ha acquistate successivamente sul mercato secondario: “Dovremmo però distinguere ogni investitore dall’altro”, si è difeso il ministro dell’Economia, “e questo non è materialmente possibile”.Padoan ha poi corretto il tiro sulle polemiche con la Bce che lui stesso aveva innestato accusando la banca centrale europea di scarsa trasparenza. “Ho detto una cosa molto banale”, ha ieri minimizzato il ministro, “quando, a mercati chiusi, è arrivata dalla Bce una notifica di pochi numeri che diceva che i miliardi necessari per Mps erano 8,8 invece di 5, questa informazione ha lasciato perplesso il mercato. Questa comunicazione non era pienamente trasparente. E siccome la trasparenza, soprattutto quando viene da una istituzione autorevole come la Bce, aiuta e rende più efficace la sua stessa azione, mi sono permesso di dire che la politica di comunicazione della Bce poteva essere migliorata”. Infine Padoan, rispondendo a una sfilza di domande di Massimo Mucchetti, si è detto tranquillo sulla situazione di Unicredit e “ottimista” su quella di Ubi banca. Non è la prima volta che il ministro lo dice. Era assai ottimista anche su Mps nei mesi scorsi…

 

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