“I giardini di Adone” Dall’antica Grecia a oggi rivivono ogni anno

Il Giovedì Santo, nelle chiese, ancora oggi, in tutto il sud italia dopo la rappresentazione dell’ultima cena di Gesù che ripete altresì il lavaggio dei piedi e la benedizione dei pani, si visitano, seguendo un numero dispari di visite, i cosiddetti  “sepolcri”,  semi di grano messi a germogliare al buio in un piccolo vassoio, quindi addobbati con fiori e carta crespa di vari colori ed esposti nei pressi degli altari.

Il rito di preparare i sepolcri è antichissimo e ricorda quegli orticelli simbolici, chiamati  “i giardini di Adone” che in epoca greca venivano offerti ai defunti, in onore di Adone,  per ricordare la sua morte e la sua resurrezione. Adone, personificazione solare,  secondo il mito era il frutto del rapporto incestuoso tra Mirra e il padre di lei (Qui il racconto con dettagli che l’articolo non riporta), Cinira. Mirra fuggì rifugiandosi nei boschi, dove venne tramutata dagli dei per suo volere, (troppa vergogna) nella pianta della mirra, dalla cui corteccia, squarciatasi, nacque un bimbo bellissimo, appunto Adone.  Afrodite salvò il piccolo, raccogliendolo ed affidandolo alle cure di Persefone, dea  degli  Inferi  e compagna  di  Ades,  ma, quando Adone crebbe divenendo leggendario per la sua bellezza, entrambe  le dee si invaghirono di lui, contendendoselo Persefone non  intendeva riconsegnarlo ad Afrodite, così intervenne Zeus il quale ordinò che Adone avrebbe trascorso un terzo dell’anno con Persefone, un terzo con Afrodite ed un terzo dovunque egli volesse.

Adone ne trascorse due terzi con Afrodite, ma morì giovane, secondo alcuni ucciso da un cinghiale durante una caccia, secondo altri ferito a morte forse, per gelosia, da Ares. Afrodite, accorsa troppo tardi,  si punse un piede e con il sangue tinse i petali delle rose, mentre dal sangue di Adone nacque un fiore” dalla vita breve,  fissato male, fragile per troppa leggerezza, che deve il suo nome al vento che ne disperde i petali”: l’anemone.  In suo onore la dea Afrodite istituì le feste chiamate Adonie, durante le quali le donne piantavano, in vasi e cesti, cereali ed ortaggi posti sui tetti per avvicinarli maggiormente al sole e dunque farli crescere in fretta. Queste effimere coltivazioni chiamati dunque  “i giardini di Adone” seccavano rapidamente per l’eccessivo caldo di Luglio, mese in cui si svolgevano le celebrazioni. Le Adonie più solenni si svolsero ad Atene, Byblos ed Alessandria, ma molti storici ed autori classici le ricordano con spregio per l’eccesso di oscena licenziosità.

La Morte di Adone – Museo gregoriano etrusco (Vaticano).

Tra profumi, vino e pranzi sontuosi  e lamentazioni funebri per la morte del giovane Adone. Socrate nel Fedro platonico parla con disprezzo degli effimeri giardini di Adone, contrapponendo il comportamento frivolo del dilettante che vuole vedere un seme diventare pianta “in otto giorni”, al comportamento dell’agricoltore che segue le regole della sua attività e attende “otto mesi” per vedere germogliare una pianta che cresce e non secca rapidamente.

Ecco i “piatti” così chiamati, che dall’antica Grecia sono arrivati ad oggi:

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Spesso non siamo al corrente che con piccoli gesti riproponiamo riti che si perdono nella notte dei tempi, in quest’epoca futuristica la storia del passato continua a vivere inconsapevolmente nonostante tutto.