GIOVANNI BRUSCA LASCIA IL CARCERE, MA IL DAP PRECISA CHE SI TRATTA DI UN PERMESSO PREMIO OTTENUTO DURANTE LE FESTIVITÀ

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Giovanni Brusca lascia il carcere dopo 20 anni di prigionia, così sembra leggendo un articolo pubblicato sul settimanale Oggi.

Per chi non lo sapesse Giovanni Brusca è il mafioso che sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo.

Il bimbo venne rapito il 23 novembre 1993 per poi essere sciolto nell’acido  l’11 gennaio 1996 dopo un’estenuante prigionia durata quasi 3 anni.

Il sequestro fu deciso da un vertice mafioso composto da Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca per fermare la collaborazione di Santino Di Matteo il quale indicò ai giudici  i mandanti e gli  esecutori dell’assassinio del giudice Falcone.

Intervistato dal settimanale Oggi il fratello del piccolo Giuseppe, Nicola Di Matteo, ha dichiarato molti particolari sul rapimento e la morte del fratello. Inoltre, nel corso dell’intervista l’avvocato di Nicola Di Matteo, Monica Genovese, ha lasciato la seguente dichiarazione:

“Giovanni Brusca è fuori, ha scontato la sua pena ed è tornato in libertà, abbiamo una normativa che consente uno sconto di pena per i collaboratori di giustizia e le leggi vanno applicate, anche quando non piacciono”.

L’intervista, realizzata dalla giornalista professionista Raffaela Fanelli per il settimanale Oggi, è visibile gratuitamente sul sito frontedelblog.it, oltre che sul  settimanale n. 3 del 13 gennaio 2016 a pagina 49.

Di Giovanni Brusca, in carcere dal 1996, c’è da dire, peraltro, che già dal 2004 usufruiva di permessi premi grazie alla buona condotta: ogni 45 giorni il mafioso-pentito poteva far visita alla propria famiglia.

Il Dap, Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria ha precisato che si è trattato di un permesso di alcuni giorni, che scade oggi 8 gennaio 2016, giorni durante i quali Brusca è stato sorvegliato e  sotto scorta del Gom, il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria.
Non una scarcerazione, dunque, ma un permesso, come ha precisato lo stesso Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del carcere di Rebibbia: “non sarebbe stato notificato alcun ordine di scarcerazione” dell’ex boss di San Giuseppe Iato, accusato di decine di omicidi tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino.

Da: L’urlo.info