E’ siciliana l’autrice della ricerca che ha scoperto la proteina che controlla l’andamento del tumore al seno. 

E’ siciliana la prima autrice della ricerca che ha scoperto la proteina che agisce come interruttore e controlla l’andamento del tumore al seno.

Una proteina che agisce come interruttore e controlla l’andamento del tumore al seno. Un team di ricerca italiano ha scoperto come la stessa proteina responsabile della più comune forma di ritardo mentale ereditario, la sindrome dell’X Fragile, contribuisce anche alla progressione del tumore alla mammella. Il risultato potrebbe portare nel tempo a un test per prevedere la metastasi. Lo studio è  è stato appena pubblicato sulla rivista del Laboratorio europeo di Biologia molecolare Embo Journal Il team di ricerca è coordinato dalla ricercatrice Claudia Bagni dell’università di Roma Tor Vergata, che lavora anche in Belgio al centro di ricerche in scienze della vita VIB/KU di Leuven. E in Belgio si trova il primo autore della ricerca, la dottoranda di Gela Rossella Lucà. La proteina individuata, chiamata Fmrp, sarebbe quindi una sorta di interruttore molecolare. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che è in grado di controllare i livelli di altre proteine coinvolte in diversi stadi della progressione del tumore al seno, come la diffusione delle cellule cancerose nel circolo sanguigno e l’invasione di altri organi a formare le metastasi. Con questo studio per la prima volta viene esplorata la relazione diretta che esiste con la progressione del cancro al seno. Già in precedenza era stato dimostrato che i pazienti affetti dalla sindrome dell’X Fragile hanno un minor rischio di sviluppare il cancro, ma si sa ancora poco degli eventi molecolari alla base di questo effetto protettivo. Il primo obiettivo di questa ricerca è riuscire a realizzare un test per prevedere la metastasi. I ricercatori hanno trovato livelli alti della proteina in un’ampia percentuale di tumori alla mammella altamente invasivi e hanno anche studiato nei topi l’effetto della modulazione dei livelli della proteina sulle cellule cancerose. Alla fine si è registrato che l’aumento della quantità della proteina Fmrp nel tumore porta ad una veloce e massiva diffusione delle cellule cancerose nel sangue e allo sviluppo di metastasi. La riduzione dei livelli della proteina porta, al contrario, a una loro diminuzione. Una scoperta che potrebbe aprire un varco importante nella lotta al tumore alla mammella. Un cancro che in Italia colpisce una donna su 10.

Rossella Lucà è nata a Gela 29 anni fa e, come molti altri giovani talenti italiani, è dovuta volare fino in Belgio, all’Università di Leuven, per coronare il suo sogno professionale. Un risultato che per lei non è soltanto un obiettivo lavorativo. “Nella mia famiglia – racconta la dottoranda – si sono purtroppo verificati alcuni casi di cancro al seno. Per questo motivo quando avevo 16 anni ho deciso che avrei lavorato sodo rendermi utile nella lotta a questo tumore”.

Da quel momento è iniziata la strada di Rossella verso il suo obiettivo. Un viaggio a tappe, da sud a nord, iniziato nel 2002 quando dalla sua Gela si è trasferita a Catania, dove si è laureata in Biologia tre anni dopo. La seconda destinazione è stata l’università Tor Vergata di Roma, lì la giovane gelese, prima ancora di conseguire la specializzazione in Biologia cellulare e molecolare, entra a far parte del team di ricerca italo-belga che studia il tumore alla mammella. Al termine del corso l’unico modo di continuare la sua ricerca è attraverso il dottorato di ricerca in Belgio. Quattro anni dopo la dottoressa Lucà firma lo studio, appena pubblicato sulla rivista del Laboratorio europeo di Biologia molecolare Embo Journal, che rivela che nella proteina responsabile della più comune forma di ritardo mentale ereditario, la sindrome dell’X Fragile, contribuisce anche alla progressione del tumore alla mammella. “Un risultato importante – sostiene Rossella Lucà – perché permetterà di svolgere dei test per prevedere le metastasi”.

La giovane dottoranda siciliana tiene a precisare che “questa scoperta è stata ottenuta in team, grazie al lavoro di squadra di diversi scienziati. Una squadra nata dall’unione del Dept. of Molecular and Developmental Genetics, KULeuven Medical School, Leuven, Belgium e dal Dipartimento di Biologia dell’Università “Tor Vergata” di Roma”.

Ora a Rossella, dopo questa importante scoperta, si apriranno le porte di importanti strutture di ricerca, disposte a metterle a disposizione costosi e sofisticati strumenti per continuare la sua ricerca sul cancro al seno. “Potrei andare a New York o in California, – racconta la giovane biologa – ma il mio sogno sarebbe quello di tornare in Italia, perché mi fa rabbia che non si possa fare ricerca nel nostro Paese”.