Dieci giorni di vento al veleno, la tragedia dei bambini di Taranto cui è negata una vita normale

Non si va a scuola nei giorni ventosi, non si gioca all’aperto e bisogna tenere chiuse le finestre. Sui balconi si depositano impressionanti mucchi di polveri minerali e in due giorni di assenza, sui banchi rimane una spessa coltre nera.

Nei giorni di vento proveniente dalla direzione dell’Ilva, i balconi dei tarantini si sono riempiti di polveri come questa. Questa immagine è tratta dal profilo Facebook di Giuseppe Rondinelli: «Wind day. Minerale di ferro e carbon fossile. Quartiere Tamburi. Nessuno può uscire. Scuole chiuse. È così dal 1961. Siamo allo stremo»

ELISA FORTE

Dieci giorni certificati di vento al veleno in poco più di due mesi. Dieci giorni di Wind Days a Taranto hanno impedito a migliaia di studenti del rione Tamburi di esercitare il loro diritto allo studio. Non solo: gli viene negato anche il diritto di fruire degli spazi di gioco, delle strade, delle piazze. Di condurre, insomma, una vita normale.

Questo succede da quando, a fine ottobre 2017, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha ordinato di chiudere le scuole durante i giorni di forte vento per evitare di esporre i più piccoli a sostanze pericolose contenute nelle polveri dell’Ilva.

Oggi la scuola ha riaperto e in alcune classi docenti e alunni si sarebbero dedicati alle pulizie. Dopo due giornate di vacanze forzatea causa dei Wind days, alcuni bambini – scrive l’Ansa – prima di riprendere le lezioni, hanno dovuto pulire i banchi con fazzoletti che sarebbero rimasti impregnati di polvere minerale.

La foto sarebbe stata diffusa da un’insegnante su Facebook con la frase «gli alunni hanno ripulito i loro banchi e questo è il risultato». La foto che mostrerebbe le impronte delle manine tratteggiate dalla polvere di minerale rimasta sui fazzoletti è diventata subito virale sui social e ha iniziato a fare il giro sulle chat di Whatsapp. Ma sulla veridicità dell’immagine non ci sono conferme da parte delle dirigenze degli Istituti scolastici dei Tamburi.

 I fazzoletti con cui sono stati puliti i banchi dopo due soli giorni di assenza portano i segni della polvere nera depositatasi a causa del vento

La preside Elisabetta Scalera, dirigente dell’Istituto Vico-Deledda di Taranto smentisce categoricamente che «bambini e docenti abbiano pulito i banchi». «E’ una fake news – dice – escludo categoricamente questa notizia». «Abbiamo pulito le aule prima dei Wind Days. La scuola è stata chiusa e tutti gli infissi che sono di recente installazione e a doppia camera sono stati chiusi. Le tapparelle anche. Le aule erano sigillate ermeticamente, com’è possibile ora che monti a dismisura tutto questo?», spiega a La Stampa la dirigente. E aggiunge: «ogni giorno puliamo le aule due volte: entro le 17 lo fa la ditta di pulizie e ogni mattina – non ci accontentiamo – ho richiesto per iscritto una pulizia ad umido prima dell’ingresso degli alunni».

PEACELINK: “CHI INQUINA RIPAGHI I CITTADINI E IL COMUNE”

Durante la notte dell’ultimo Wind Day i vetri delle case hanno tremato per la violenza del vento e i tarantini si sono ritrovati i balconi pieni di polvere proveniente da Nord Ovest, dall’area industriale dove c’è il colosso Ilva con i suoi immensi parchi minerali ancora scoperti.

Peacelink pensa di aver trovato la fondatezza giuridica per chiedere, dopo ogni wind day, al proprietario dell’Ilva, una pulizia generale non solo degli spazi pubblici ma anche di quelli esterni privati. O, comunque un risarcimento danni.

«Riteniamo che chi inquina debba pagare. Per ogni giorno di Wind Day tutti i cittadini di Taranto devono poter chiedere risarcimenti anche per le aree private (lastrici solari, terrazzi, balconi, giardinetti). Insieme alla rimozione dell’immunità penale – dicono – questo è un altro punto che avanziamo per l’accordo di programma con Arcelor Mittal». Alessandro Marescotti, Fulvia Gravame e Luciano Manna dell’associazione Peacelink aggiungono: «Prima occorre fare una perizia super partes che accerti oltre ogni ragionevole dubbio la provenienza delle polveri che si depositano sui balconi», aggiungono i tre ambientalisti. Perizia che l’Associazione PeaceLink chiede anche per le aree private. Già, perché durante i Wind Days le polveri si accumulano e poi ricadono sugli spazi pubblici, vanificando in parte l’azione di igiene dei mezzi comunali.

Peacelink chiede, inoltre, una biobanca che «raccolga materiale biologico prezioso come cordone ombelicale, liquido amniotico e placenta al fine di poter conservare le prove dell’inquinamento» e sollecita Melucci a indicare una data per l’istituzione dell’Osservatorio sulla mortalità.

 I teli antipolvere bucati dal vento

IL VENTO HA BUCATO LA BARRIERA ANTIPOLVERE

Il vento forte ieri non ha risparmiato la recinzione antipolvere, che con la sua porosità ha lo scopo di intrappolare le polveri. Almeno, così si spera. Ora, le foto della rete bucata diffuse dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi fanno salire ancora di più la rabbia dei cittadini. Ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha annunciato che nei primi di febbraio partiranno i lavori per la copertura del parco minerale.

WIND DAYS, UN ALGORITMO SCANDIRA’ IL TEMPO 

Arpa e Asl di Taranto, intanto, stanno lavorando per mettere a punto un algoritmo che permetta di segnalare non più i “Wind days” giorno per giorno ma darà la possibilità – come avviene per le previsioni meteo – di segnalare la forza del vento di ora in ora. Insomma, se il vento inizierà spirare forte solo il pomeriggio, i bambini potranno andare a scuola al mattino. Potranno guadagnare qualche ora in più all’aria aperta o per le lezioni nelle aule. Ma nulla è in confronto al loro diritto (negato) allo studio. Al gioco e soprattutto alla salute.

Fonte LaStampa