Il Movimento 5 Stelle, sostiene Della Luna, «ha raccolto soprattutto voti di meridionali desiderosi di assistenza pubblica, intervento statale, reddito di cittadinanza a spese del Nord», mentre la Lega ha mietuto «soprattutto voti di settentrionali desiderosi di meno tasse, meno Stato, meno trasferimenti dal Nord al Sud, e più autonomia (vedi i recenti referendum di Veneto e Lombardia)». Se i 5 Stelle andassero al governo con parte della sinistra, ipotesi «possibile», secondo Della Luna l’eventuale esecutivo Di Maio «dovrà aumentare le tasse patrimoniali e successorie per finanziare il “reddito di cittadinanza” e altre generosità promesse al suo elettorato – e ciò produrrà una fortissima, forse dirompente tensione con il Nord, e un ulteriore decrescita economica». Di fatto, «nell’attuale Parlamento non si può formare alcuna maggioranza che non sia frutto di un inciucio, in beffa alle promesse fatte agli elettori». Una coalizione «anomala e intrinsecamente instabile». Istituzioni fragili: lo stesso Mattarella, oggi nei panni poco inviadibili di arbitro, è stato incoronato al Quirinale «da un Parlamento a sua volta eletto con una legge che egli stesso, come giudice costituzionale, giudicò incostituzionale».
In un corpo elettorale tanto profondamente diviso, sostiene Della Luna, un eventuale premio di maggioranza sarebbe addirittura un rimedio peggiore del male: «Porterebbe una forza minoritaria (rappresentante il 35-40% dell’elettorato) nonché illegittima agli occhi di almeno metà dell’elettorato, a una posizione di potere autosufficiente non solo per l’attività di governo e di ordinaria legislazione, fisco compreso, ma anche per cambiare le regole del gioco (legge elettorale, cittadinanza, Costituzione) e per fare le nomine degli organi di garanzia (presidenti della Repubblica, delle Camere, delle autorità garanti)». Divisi gli elettori, sulla base di aree geografiche «con interessi oggettivamente contrapposti» (il Nord e il Sud), e spaccate anche le forze politiche, le quali «si negano reciprocamente la legittimazione politica e morale: “Berlusconi è un mafioso”, “il M5S è una setta pericolosa”, “la Lega e FdI sono razzisti-fascisti”, “il Pd è servo di banchieri delinquenti”, eccetera. In questo caos, una forza “dopata” dal premio di maggioranza «dovrebbe gestire periodi duri per la popolazione», e quindi «avrebbe presto una forte maggioranza popolare contro di sé». Unica via di uscita? «Una riforma costituzionale, che affidasse le funzioni di garanzia e regole comuni a un Senato eletto col metodo proporzionale puro, e le funzioni di legislazione ordinaria (e fiducia al governo) a una Camera eletta con un premio di maggioranza al ballottaggio».
Sempre secondo Della Luna, la nuova Costituzione dovrebbe inoltre stabilire che il Senato «non possa essere sciolto, ma si sciolga solo alla scadenza ogni 5 anni», mentre la Camera dovrebbe sciolgiersi ogni 4 anni, se non prima (con elezionianticipate). «In tal modo, il premio di maggioranza non comporterebbe che il partito o la coalizione che lo ottiene possa cambiare le regole di fondo a sua convenienza e nominarsi alle cariche di garanzia i personaggi che gli fanno comodo per coprire le trame dei suoi interessi». Ma persino una riforma simile non risolverebbe «il difetto fondamentale del paese», ovvero «le divisioni e contrapposizioni storiche, consolidate, oggettive, soprattutto tra Nord e Sud». L’ideale? Tre Italie distinte, indipendenti, «corrispondenti ciascuna alle rispettive caratteristiche sia politiche che economiche (Aree Monetarie Ottimali)». Ancora più semplice, chiosa Della Luna, sarebbe se il M5S e il Pd si alleassero per governare: «Allora basterebbe fare due repubbliche e il confine potrebbe correre sul crinale appenninico, se non lungo il Po».
Fonte LIBREblog