Non è una truffa di alcun tipo, sia chiaro, perché è tutto permesso dal preciso disciplinare di produzione, ma il consumatore medio non lo sa, e quindi c’è chi pone una questione di trasparenza. L’articolo 2 del disciplinare specifica che la bresaola valtellinese debba essere solamente «elaborata» nella tradizionale zona di produzione che comprende l’intero territorio della provincia di Sondrio.
E all’articolo 3 che debba essere ricavata da cosce di bovino tra i 18 mesi e i 4 anni. Insomma, per produrre Bresaola della Valtellina Igp, fatta e stagionata all’italiana e in Italia, si può utilizzare — appunto — qualunque tipo di bovino, anche quello che di italiano non ha nulla.
Mario Della Porta, presidente del Consorzio spiega che la filiera è controllata e certificata da CSQA, organismo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole: “Nonostante il nome strano, lo zebù è un animale allevato in Sudamerica allo stato brado e la sua carne molto magra è l’ideale per produrre la nostra bresaola”.
Ma se posso esporre il mio personale parere un marchio Igp dovrebbe oltre al luogo di produzione, lavorare con le materie prime di quel territorio, in questo caso la carne dovrebbe essere quella degli animali allevati da sempre nella valle e non un mix di vari paesi. Un prodotto così importante (costoso) gioverebbe all’intera economia del territorio oltre che a mantenere le origini e i sapori intatti, invece si cerca sempre di tagliare i costi. Anche se la legge lo permette non trovo giusto che si applichi tale marchio igp in questo modo. By la verità di Ninco Nanco
È IGP non DOP…
La trovi anche DOP… Cercala!
Prima di scrivere cose inesatte, informati!
È solo Igp la bresaola della Valtellina! Come fai a dire a gli altri di informarsi quando tu Cristian sei ignorante in materia Ahahah. ..