Eppure, i medici di Madaya riferiscono di bambini e adolescenti che tentano di togliersi la vita, nel gesto disperato di porre fine a una sofferenza che perdura da molto tempo. Davvero troppo per essere sopportata e in qualche maniera metabolizzata per vincerne la minaccia di morte in essa racchiusa. Le conseguenze di ordine psicologico dovute all’incessante assedio che sta divorando anima e cervello di chi abita quel luogo rappresentano quanto di più terribile un conflitto sia in grado di generare tra chi è costantemente attaccato, asserragliato, tenuto sotto il fuoco nemico.
L’Organizzazione “Save The Children“, ha recentemente parlato di centinaia di persone affette da malattie mentali, tra cui la depressione e la paranoia causate, appunto, dalle condizioni disperate degli assediati, che per sopravvivere si nutrono di insetti e piante. Come se non bastasse, si registra anche una grave epidemia di meningite, che in assenza di personale medico specializzato e medicinali può essere devastante al pari della malvagia azione di Assad e gli hezbollah.
“La pressione senza tregua per chi vive in queste condizioni per anni è enorme, soprattutto per i bambini”, ha dichiarato in un comunicato Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria. I bambini di Madaya, intanto, si uccidono perché non hanno da mangiare, perché vorrebbero fuggire e non ci riescono, perché dimenticati dal mondo.
Proprio l’altro ieri, l’Unicef, ha diramato l’ennesimo rapporto shock: sono 50 milioni i bambini, nel mondo, sradicati dal paese di origine e costretti a fuggire dalle proprie case a causa dei conflitti e a emigrare nella speranza di trovare un futuro migliore.
Il numero di bambini migranti e rifugiati arrivati quest’anno in Europa attraverso l’Italia è sensibilmente aumentato. Il 15% degli arrivi, infatti, è di minori non accompagnati. In seguito alla chiusura della rotta dei Balcani occidentali e l’accordo sui rifugiati tra l’Unione Europea e la Turchia, da considerarsi, nella sua applicazione, non proprio un modello umanitario di accoglienza, l’Italia si è ritrovata ancora una volta a essere il principale punto di accesso per i migranti diretti in Europa. E questo ci pone in una condizione dove non si può certo girar la faccia dall’altra parte.
Fonte huffpost.com