Atlantide? È la Sardegna: “Basta guardarla dall’alto”. E le colonne d’Ercole sarebbero in Sicilia

Quanto sareste sorpresi se qualcuno vi rivelasse che la fantastica Atlantide era, in realtà, la Sardegna? E che le colonne d’Ercole sono in Sicilia? Un articolo su La Stampa racconta dell’ipotesi supportata oggi dall’aerofotogrammetria.

Platone descrive il regno di Atlante nel Timeo e nel Crizia scrivendo di “un’isola grande più della Libya e dell’Asia”, potente, civile e sacra a Poseidon, dio del mare, e i cui abitanti erano “costruttori di torri”. L’isola doveva essere ricca di acqua e foreste, con un clima dolce che permettesse più raccolti all’anno e, soprattutto, tanto ricca di minerali (argyròphleps nesos, «l’isola dalle vene d’argento») da permettersi cerchie di mura concentriche di ogni metallo. Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole ed era già antica per gli antichi quando venne inabissata dall’ira degli dei, «9000 anni prima» del tempo in cui scriveva Platone.


 

Secondo Sergio Frau, giornalista e creatore di questa ipotesi, nella descrizione che Platone fa del regno di Atlante ci sono caratteristiche riscontrabili in Sardegna e non altrove. SI legge sulla Stampa

In effetti la Sardegna sembrava agli antichi anche più grande della Sicilia, lì si facevano tre raccolti l’anno e il clima era eccezionalmente dolce, lì c’erano foreste immense e acqua in abbondanza, lì c’erano piombo, zinco, argento e la società era metallurgica fino dagli albori; lì vivevano i Thyrsenoi (i Tirreni), cioè i «costruttori di torri», i nuraghi. Gli ultimi dati riguardano proprio la civiltà nuragica: le fotografie aeree rivelano che quasi tutti i nuraghi che si trovano a quote basse sono sommersi dal fango, spesso irriconoscibili a prima vista, compresa la grande reggia nuragica di Barumini, disseppellita da 12 metri di fango e portata alla luce dopo 14 anni di scavi. Mentre i nuraghi a quote più alte, sulle giare, sono intatti e fuori dal fango. Perché? Forse la causa sta nella fine di Atlantide: uno tsunami di proporzioni enormi avrebbe colpito la Sardegna: i «costruttori di torri», che vegliavano un gigantesco forziere di argento, raccolti e civiltà perdono molte delle loro costruzioni (i nuraghi censiti sono 8.000, ma c’è ragione di pensare che siano molti di più).

 

E le Colonne d’Ercole?

Forse, prima del III secolo a.C. le Colonne d’Ercole non erano a Gibilterra, ma nel Canale di Sicilia: lì si trova un mare davvero pericoloso da attraversare, ricco di secche e fondali fangosi (la descrizione che ne fa Platone). A Gibilterra, invece, ci sono 700 m di acque limpide e nessun pericolo. Le Colonne migrano a Occidente per ragioni di simmetria, cade la cortina di ferro del mondo antico. Nasce una nuova geografia.

da huffpost