Abruzzo: Sono tornati i camosci, l’Appennino si ripopola

A 25 anni dal lancio del piano contro l’estinzione, il censimento rivela che sono più di 2.700. Si festeggia a Farindola, nel Parco nazionale del Gran Sasso. “E con il turismo natura c’è uno strumento in più per rilanciare l’economia delle aree interne”, assicura Rossella Muroni, presidente di Legambiente.

ERANO ridotti a una trentina, trincerati in un fortino di rocce d’alta quota, in Abruzzo, rassegnati a scomparire dal pianeta. Sono diventati più di 2.700 e scorrazzano in 5 parchi. Quella del camoscio appenninico è una storia che sembra una favola. Dopo un secolo di sofferenze, quando ormai erano dati per spacciati, è arrivata la rinascita. Due anni fa è stata annunciata la loro vittoria contro l’estinzione: avevano superato la soglia critica. Pochi mesi fa è arrivato il riconoscimento dell’Unione europea alla qualità di questo progetto italiano di conservazione. Ora il censimento mostra le dimensioni del recupero.

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Il camoscio appenninico, che si trova solo sulle montagne dell’Italia centrale, da specie in via di estinzione si è trasformato in ambasciatore dei parchi italiani, una dimostrazione vivente delle buone politiche ambientali.

Il successo del salvataggio ha infatti due chiavi di lettura. La prima è la forza del made in Italy nel campo della ricerca biologica: sono state sperimentate tecniche di cattura e rilascio molto innovative come le box trap e le up-net. Si tratta di dispositivi per catture collettive, che assicurano il doppio vantaggio di trasferire un determinato numero di animali simultaneamente, in modo da agevolare la fase di adattamento al nuovo ambiente, e di ridurre i rischi legati alla cattura in tele anestesia, cioè con sonniferi sparati da lontano.

La seconda spiegazione del successo è legata alla capacità di azione concreta espressa da un gruppo di parchi.  “A fare la differenza è stata la convinzione dei parchi e delle comunità locali che hanno lavorato spalla a spalla per oltre vent’anni a questo progetto”, racconta Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente. “Senza un vasto coinvolgimento non sarebbe finita così”. Un coinvolgimento che continuerà questo week end a Farindola, nel Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, con laboratori didattici per bambini, degustazioni di prodotti tipici ed escursioni in montagna per concludere la “Carovana del camoscio appenninico”, la campagna itinerante organizzata da Legambiente per promuovere le buone pratiche di tutela della specie.

“L’operazione salvezza è stata un lavoro di squadra, con un formidabile supporto scientifico, inserito in uno sforzo più ampio di rinascita non solo del camoscio ma dell’economia di queste zone che può trovare nel turismo natura una forte spinta”, spiega Rossella Muroni, presidente di Lega ambiente. “Parliamo di un settore che in Italia vale più di 12 miliardi di euro e che è in costante crescita”.

Fonte repubblica.it