10 PROVE NETTE: LA RIFORMA COSTITUZIONALE VOLUTA DA JP MORGAN

di Elio Lannutti (Presidente Adusbef), Daniele Pesco, Alessio Villarosa, Dino Alberti, Roberta Lombardi (Portavoce M5S Camera dei Deputati).

Per Agatha Christie, scrittrice inglese: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. E l’art. 192, comma 2, c.p.p., sancisce che: “l’esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi a meno che questi non siano gravi, precisi e concordanti”. Da ciò si ricava che un solo indizio non permette di accertare un fatto; ricavando, inoltre, le caratteristiche che debbono assumere le varie prove critiche, affinché possano essere poste a fondamento del fatto storico che deve essere provato. Essi devono essere: Gravi (indizi che abbiano un elevato grado di persuasività, in quanto resistenti alle obiezioni); Precisi (indizi ampiamente provati); Concordanti (indizi che si orientano verso una medesima conclusione), con le prime due caratteristiche che attengono ai singoli indizi, mentre il terzo si riferisce alla totalità delle prove critiche a disposizione del giudice per la ricostruzione del fatto storico.

Poiché i tre indizi sono sufficienti a creare una prova, Adusbef ed i portavoce del M5S, che hanno presentato esposto a Procura di Roma il 12 ottobre 2016 ipotizzando anche il reato di alto tradimento, hanno rintracciato almeno 10 solidissimi indizi, per suffragare e testimoniare la ‘manina’ di JP Morgan nella modifica della Costituzione, che essendo ‘troppo socialista’, intralcia l’agire economico dei banchieri di affari, che vorrebbero imporre l’egemonia della finanza di carta e del denaro dal nulla, su sistemi democratici fondati sulla sovranità popolare, condizionando il Governo Renzi ad approvare leggi liberticide dei diritti e delle conquiste dei lavoratori, a cominciare dal Jobs Act.

I fatti, accertati dalle cronache giornalistiche (es. Franco Fracassi e Luca Ciarrocca), e mai smentiti. Scrive il quotidiano britannico “Daily Mirror”: «Renzi è il Blair italiano non solo nelle intenzioni politiche, ma anche nelle alleanze economiche. Un esempio? La JpMorgan». Riforma delle Province, riforma del Senato, riforma del lavoro, riforma della pubblica amministrazione, riforma della Giustizia, riforma del consiglio dei ministri, riforma elettorale. La Costituzione italiana, quella votata dopo la vittoria sul fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, quella pensata per impedire una futura svolta autoritaria nel Paese deve essere stravolta, come deciso dal presidente del consiglio Matteo Renzi, recependo i suggerimenti di JpMorgan.

 

1) Primo Indizio: Firenze, 1 giugno 2012. Scrive Franco Fracassi: la banca d’affari statunitense organizza una cena a palazzo Corsini a Firenze. Il padrone di casa Jamie Dimon (amministratore delegato della JpMorgan) invita l’allora sindaco della città Renzi e il già ex primo ministro, e da quattro anni consulente speciale della banca, Tony Blair. Le cronache registrano l’avvenimento, ma non il contenuto della cena conviviale.

 

2) Secondo Indizio: New York, 10 giugno 2013. Luca Ciarrocca, fondatore e direttore del Wall Street Italia, rende noto un documento di 16 pagine scritto in inglese della banca di Affari JP Morgan, dal titolo: “Aggiustamenti nell’area euro” e pubblicato in data 28 maggio 2013.. Dopo che nell’introduzione si fa già riferimento alla necessità di intervenire politicamente a livello locale, a pagina 12 e 13 si arriva alle Costituzioni dei Paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti: Riforma delle Province, riforma del Senato, riforma del lavoro, riforma della pubblica amministrazione, riforma della Giustizia, riforma del consiglio dei ministri, riforma elettorale. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)». Riassumendo, la JPMorgan consiglia di superare le costituzioni antifasciste, che assegnano l’idea d’uno Stato dove i poteri legislativo, esecutivo, giudiziario appartengano a organi diversi e con i cittadini tutti eguali davanti alla legge. La Costituzione italiana, votata dopo la vittoria sul fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, pensata per impedire una futura svolta autoritaria nel Paese deve essere stravolta. L’Italia ‘paese periferico’, del grande impero globalizzato edificato dalla finanza criminale e dai nuovi ‘padroni-predoni del Mondo’.

 

3) Terzo Indizio. Londra, 1 Aprile 2014, ambasciata italiana. Renzi diventato da meno di 2 mesi presidente del Consiglio, il terzo non eletto dagli italiani dopo Mario Monti ed Enrico Letta, vola a Londra per una cena, con l’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano. Matteo Renzi e Tony Blair discutono in privato. Il 3 aprile Blair rilascia un’intervista a Repubblica”, dal titolo: “Renzi mio erede, con la sua corsa alle riforme cambierà l’Italia”. «I momenti di grande crisi sono anche momenti di grande opportunità. In tempi normali sarebbe difficile per chiunque realizzare un programma ambizioso come quello delineato dal nuovo premier italiano. Ma questi non sono tempi normali per l’Italia. Renzi comprende perfettamente la sfida che ha di fronte. Se facesse solo dei piccoli passi rischierebbe di perdere la spinta positiva con cui è partito. Perciò c’è una coerenza tra il suo programma di riforme costituzionali e le riforme strutturali per rilanciare l’economia. E la crisi può dargli l’opportunità per compiere quei cambiamenti che sono necessari al Paese, ma che finora non sono mai stati fatti per le resistenze di lobby e interessi speciali». In un’altra intervista, rilasciata al quotidiano britannico “The Times”, sempre Blair ha detto: «Il mutamento cruciale, delle istituzioni politiche, neanche è cominciato. Il test chiave sarà l’Italia: il governo ha l’opportunità concreta di iniziare riforme significative». Ricapitolando. Blair ha confermato il suo appoggio a Renzi sulla strada delle riforme. Ma come abbiamo ricordato non è più il politico che parla. Oggi il fu leader dei laburisti riceve uno stipendio di milioni di dollari l’anno per fare da consulente a una delle più importanti banche d’affari del mondo (seconda solo alla Goldman Sachs), denunciata dalla Casa Bianca di essere stata la «responsabile della crisi dei subprime», che ha poi scatenato la crisi economica mondiale;

 

4) Quarto Indizio. Roma 6 luglio 2016. Renzi, dopo aver invitato ad investire su MPS a ‘Porta a Porta’ il 22 gennaio 2016 perché: “Oggi la banca è risanata, e investire è un affare”, riceve a pranzo in data 6 luglio a Palazzo Chigi, quando il numero uno mondiale di Jp Morgan, Jamie Dimon, ha convinto Matteo Renzi a dargli carta bianca sulla partita Mps, ordinando al Ministro Padoan di rimuovere l’a.d Fabrizio Viola.

 

5) Quinto Indizio. Siena, 8 settembre 2016. «Alla luce delle perplessità espresse da alcuni investitori in vista del prossimo aumento di capitale e d’accordo con la Presidenza del Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da parte». E’ il racconto che Fabrizio Viola fa ai consiglieri d’amministrazione di Mps della telefonata ricevuta dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Giovedì 8 settembre il cda di Montepaschi avrebbe dovuto riunirsi per un aggiornamento sul piano di messa in sicurezza dell’istituto. Viola, amministratore delegato della banca dall’aprile del 2012, si presenterà a sorpresa dimissionario. Di fronte a una ventina di testimoni (consiglieri, collegio sindacale più i dirigenti ammessi al consiglio), Viola spiega le ragioni della sua decisione: la telefonata ricevuta dal ministro, l’analoga telefonata ricevuta dal presidente Massimo Tononi, il contesto nel quale sono maturate. Anche Tononi si dimetterà. E come risulta dagli articoli di Giorgio Meletti il 15 settembre 2016 sul Fatto Quotidiano dal titolo: ‘Me lo ha ordinato Renzi”, e Ferruccio del Bortoli, sul Corriere della Sera il 2 ottobre 2016, “Una opaca vicenda bancaria”, sullo sfondo le tensioni ripetute con Jp Morgan, la banca d’affari Usa, consulente di Mps dal giugno 2016, che in tutta la vicenda ha assunto un ruolo sempre più preponderante. «Diciamo che sono entrati in banca senza bussare», ha raccontato uno dei più stretti collaboratori dell’ex ad Viola. Roma: 2 ottobre 2016: Un’opaca vicenda bancaria

 

6) Sesto indizio. New York, 13 ottobre 2016. Moody’s: “Con il no al referendum rischi per l’aumento di capitale di Mps”. La vittoria del no al referendum costituzionale potrebbe creare problemi all’aumento di capitale di Mps e a quelli che le altre banche più deboli in Italia. “Ci sono rischi per gli aumenti delle banche più deboli che devono ricapitalizzarsi in tempi rapidi”, ha detto Carlo Gori, vice president di Moody’s e analista senior sulle banche dell’area Emea, indicando in Mps, Carige, Bpvi e Veneto Banca le banche che potrebbero risentire dell’esito referendario. Una vittoria del no potrebbe “ridurre la fiducia degli investitori e rendere gli aumenti più difficili”.

 

7) Settimo indizio: Siena: 25 ottobre 2016. Mps, l’aumento di capitale dipende dal Sì al referendum. Mps tifa per il Sì al referendum, condizione obbligata per avviare il 7 o l’8 dicembre l’aumento di capitale da 5 miliardi, passaggio chiave per il salvataggio.. Perchè se il 4 dicembre dovesse vincere il No, i mercati, come hanno messo in evidenza numerosi analisti, si ritroverebbero in piena fibrillazione. E con la tempesta non si va da nessuna parte, come ha fatto capire l’amministratore delegato della banca, Marco Morelli, ex JP Morgan presentando il piano industriale. Morelli ha infatti vincolato l’avvio dell’operazione per la ricapitalizzazone alla clausola della ‘market condition’. “Il lancio dell’aumento di capitale, è subordinato alle condizioni di mercato: sarà lanciato solo se ci sarà un clima positivo altrimenti sarà rinviato”. Già Goldman Sachs, una delle banche d’affari più grandi e influenti del mondo, aveva diramato un’analisi in cui sottolinea che la vittoria del No renderebbe difficile il successo dell’aumento di capitale perchè gli investitori preferirebbero aspettare il riassestamento del quadro politico. Poi è arrivata l’agenzia di rating Moody’s che ha avvertito: se prevalgono i voti contrari al quesito referendario allora si “ridurrà” la fiducia degli investitori e gli aumenti di capitale delle banche italiane più deboli, Mps in primis, diventeranno “più difficili”. Il carico da novanta è arrivato dagli analisti di Credit Suisse: la principale implicazione dell’insuccesso del Sì, potrebbe essere rappresentato dal ritardo dell’aumento di capitale. Black Rock, un fondo Usa che gestisce 4.600 mld di dollari, che ha acquisito importanti partecipazioni in società italiane, è azionista delle Agenzie di rating.

 

8) Ottavo Indizio. Milano, 1 novembre 2016. Per aumento di capitale e prestito ponte del MPS, l’esclusione di una offerta alternativa messa in piedi da Corrado Passera, ex ad di Banca Intesa ed ex ministro del Governo Monti, al quale è stato negato l’accesso ai documenti: «Abbiamo chiesto di poter validare con i vertici della Banca le nostre ipotesi di lavoro al momento basate su dati pubblici e di poter approfondire alcuni temi fondamentali per qualsiasi investitore, prima di tutto la qualità del portafoglio crediti», ha detto Passera nella lettera di rinuncia, che si chiude, quindi con un rammarico. «La banca e i suoi amministratori hanno deciso di puntare tutto su una unica alternativa e mi auguro, non solo nell’interesse della Banca, ma dell’intera Italia, che questa strategia, alquanto rischiosa, porti comunque ai risultati sperati. Ci siamo proposti alla banca e a voi membri del consiglio di amministrazione due volte, sempre in maniera costruttiva e amichevole, per contribuire a trovare soluzioni su un dossier così importante e delicato. La risposta della Banca è stata inequivocabile e ne siamo molto dispiaciuti». Tutto questo senza che le Autorità Vigilanti e l’Anac (foglia di fico funzionale alla propaganda del Governo Renzi), non siano intervenute per obbligare MPS, a fornire i documenti richiesti da Passera, non solo per le minimali regole di trasparenza, ma nell’interesse di risparmiatori, lavoratori e nel futuro di una banca, che dopo aver disseminato morti sul suo cammino, come David Rossi ‘suicidato’, ombre e sospetti di favoritismi amorali (se non di natura penale).

 

9) Nono indizio: Siena 3 novembre 2016. E’ scritto nero su bianco nel documento all’assemblea degli azionisti sull’aumento di capitale dell’istituto di credito convocata per il 24 novembre: “I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio” di collocamento evidenziano la “sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale”. La salvezza del Monte dei Paschi di Siena passa dal referendum costituzionale del 4 dicembre. E’ scritto nero su bianco nella relazione all’assemblea degli azionisti sull’aumento di capitale dell’istituto di credito convocata per il 24 novembre: un’operazione legata all’esito del voto sulla riforma della Carta. Il motivo direttamente dalle parole utilizzate nel documento ufficiale: “I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio” di collocamento evidenziano la “sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale“. Quanto riportato nella relazione, era stato anticipato da Goldman Sachs. Che però aveva fatto un passo ancora più avanti. Secondo gli analisti della banca d’affari Usa coinvolta nella ricapitalizzazione dell’istituto senese, la vittoria del no metterebbe a rischio l’ennesimo salvataggio di Mps. In pratica, quindi, non approvare la riforma dell’esecutivo significherebbe mandare in fumo i risparmi di milioni di cittadini. Nessuna nota invece sulle responsabilità del governo.

 

10) Decimo Indizio: Roma, 4 novembre 2016. Ministro economia Padoan: “I mercati temono che si interrompa l’azione di politica economica. Lo spread sale per timore fine Governo”. Le manovre per manipolare gli spread in attesa del referendum del 4 dicembre 2016, confermato perfino dall’imprudente ministro Pier Carlo Padoan, prova lampante interessi di Agenzie Rating, banche affari, potenze economiche, mafio-massonerie internazionali, a manipolare i mercati per tentare di tenere in vita con l’ossigeno un governo impopolare, che dopo aver espropriato i risparmiatori per salvare le banche; saccheggiato ed impoverito le famiglie con una pressione fiscale da rapina; sottratti i diritti col Jobs Act ai lavoratori, li fa manganellare dalla polizia per impedire ogni forma di protesta, in ossequio agli ordini di JPMorgan e della grande finanza criminale, per svilire e rendere la Costituzione, uscita dalle lotte partigiane, un inutile orpello funzionale interessi banchieri e svolte autoritarie. Nutriamo l’ottimistica speranza, suffragata dal riscontro nelle piazze, su bus, metro, nei mercati, nelle Università e sui luoghi di lavoro che il popolo strangolato, offeso ed impoverito, i risparmiatori espropriati da un governo che salva le banche ed utilizza i manganelli per reprimere il sacrosanto dissenso delle vittime, i lavoratori derisi ed umiliati dal Jobs Act, costretti con l’Ape a contrarre un mutuo ventennale e costose polizze vita per andare in pensione dopo 40 anni di duro lavoro, i giovani indebitati e da futuro ipotecato dal debito pubblico arrivato a 2.212,6 mld di euro (+ 102 mld di euro con Renzi), impediranno che la Costituzione, nata dalle lotte partigiane e scritta nell’unità dei partiti (dai monarchici ai comunisti), possa essere modificata da burattini e cortigiani manovrati da banche di affari e finanza criminale, buffoni di corte e voltagabbana, servili saltimbanchi, in gita negli Usa da Obama, come premio fedeltà per le loro miserabili capriole.

 

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